“Magari!” – risponderà la maggioranza – “Se si potesse scegliere…ma non si può, ottimisti si nasce, posso solo sperare che capiti!”. È un luogo comune che ancora persiste, anche se sfatato da molte ricerche: l’ottimismo è un atteggiamento appreso, esattamente come il pessimismo! Secondo uno dei massimi studiosi della psicologia positiva, Martin Seligman, è una vera e propria teoria della realtà (come lo è il pessimismo), che ci fa interpretare gli eventi in un certo modo piuttosto che in un altro, e di conseguenza scegliere di agire in modo che confermi la nostra teoria. La parola “ottimismo” descrive le persone con una visione positiva della vita e la tendenza ad aspettarsi il meglio dalle situazioni che si incontrano nel percorso, compresi i problemi da affrontare. Perché essere ottimisti? Essere ottimisti, a dirla in parole utilitaristiche, conviene! Molte ricerche dimostrano che le persone ottimiste hanno una vita sociale più ricca, godono delle relazioni più soddisfacenti, hanno maggior successo lavorativo a prescindere dalla carriera che scelgono di intraprendere, hanno più fiducia in se stesse, sono percepite come più attraenti, godono di salute migliore, vivono più a lungo… Può bastare? Le persone di grande successo hanno nella stragrande maggioranza una cosa in comune: sono ottimiste.
Tutti noi vogliamo per i nostri figli la vita migliore, e facciamo gli investimenti (soprattutto nel campo dell’educazione) che possano aumentare la possibilità che abbiano una vita felice e di successo. Investire nella costruzione dell’atteggiamento ottimista è una delle migliori scelte che un genitore possa fare. In alcuni tipi di bambini l’ottimismo è più spontaneo, altri hanno bisogno di maggior incoraggiamento.
Ecco alcune strategie che possono favorire la costruzione dell’atteggiamento ottimista nei bambini:
1. Abbracciatelo più spesso che potete. L’abbraccio è il modo più diretto di approvare la semplice esistenza di una persona, incondizionatamente dalle sue “prestazioni”, che costruisce la fiducia di base in se stessi.
2. Fate in modo che quantitativamente le lodi prevalgano sulle critiche. Quando criticate, rivolgetevi esclusivamente al comportamento e non riferitevi all’intera personalità (c’è la differenza enorme nel dire “Sei un pasticcione!” o “Hai fatto un pasticcio!”). Le lodi devono essere sincere e mirate a un effettivo risultato prodotto dal bambino, possibilmente senza megalomanie (“Hai trovato una soluzione geniale!”, piuttosto che “Sei un genio!”).
3. Favorite la sua autonomia fin dai primi mesi. Fatelo mangiare da solo da quando comincia con le prime pappette, senza pretendere l’ordine e la perfezione. Fatelo gestire da solo l’autonomia dal pannolino. Fatelo scegliere autonomamente l’abbigliamento…e rispettate i suoi limiti. Sta imparando!
4. Favorite l’esplorazione e la curiosità. Misurarsi con le svariate situazioni rinforza la sua padronanza e la convinzione di saperle gestire. Correre i rischi misurati e andare oltre l’abitudinarietà insegna a padroneggiare l’ansia.
5. Coltivate la gratitudine. La gratitudine è il miglior modo di costruire la consapevolezza dei “vantaggi” e fortune che già si possiedono. Mostrate spesso al bambino la gratitudine.
6. Coltivate l’abilità di percepire selettivamente gli avvenimenti positivi. Durante la giornata succedono un’infinità di cose, e noi scegliamo sulle quali focalizzare la nostra attenzione. Potete stabilire un piccolo rituale prima di dormire, dove il bambino (o ciascuno di voi) elenca tutte le cose belle della giornata. Discutete brevemente sugli avvenimenti percepiti come brutti, spesso basta parlarne per farli svanire o ridimensionare.
7. Assecondate il suo entusiasmo. Affinerete la sua capacità di mettere in moto e indirizzare tutte le energie verso la realizzazione di un obiettivo percepito come importante.
8. Coltivate la resilienza. È quella importante capacità di non lasciar perdere quando le cose non vanno come desideriamo, quando incontriamo le difficoltà nella realizzazione di qualcosa. Apprenderà che gli ostacoli aiutano a tirare fuori nuove risorse, trovare nuove strade e…crescere.
9. Abbiate fiducia anticipatamente e mostrateglielo. Se voi credete che ci può riuscire in una nuova “impresa”, affrontare una situazione o sostenere una piccola responsabilità affidatagli, accrescete enormemente la possibilità che metta in atto tutte le sue risorse per meritarla. La fiducia è un “enzima miracoloso” delle risorse interiori!
E tu? Che strategie usi per “ottimizzare” le risorse di tuo figlio? Dimmelo nei commenti.
Sono completamente d’accordo, magari ci potrebbe essere una piccola predisposizione da parte del bambino che nasce al pessimismo o all’ottimismo a mio parere anche a seconda di come si è trovato nel grembo materno nei nove mesi, che sicuramente potrebbero già averlo influenzato, ma ritengo che dopo la nascita l’atteggiamento dei genitori stessi nei confronti della vita sia a dir poco determinante
Grazie del tuo commento, Claudia!
Sì, è innegabile la predisposizione (a un certo tipo di risposta all’ambiente) in una certa misura: pensiamo solo a quanto influenzino il comportamento la dimensione estroversione/introversione o la tipologia del temperamento. Il tema della gestazione è, hai perfettamente ragione, importantissimo per lo sviluppo della personalità del bambino che nascerà (e questo è un capitolo a parte), ma senz’altro l’atteggiamento dei genitori (o comunque delle figure di riferimento del bambino) è il fattore di maggior rilievo. Per i genitori questo può essere un’ottima occasione di rivedere i propri schemi mentali e rimettere in discussione i modelli educativi ereditati. Crescere i bambini è un percorso di crescita anche per noi genitori.
Sfruttiamo quest’occasione!
Ciao Daniela,
Bell’articolo: semplice e chiaro! Ma come posso essere ottimista e positivo con i miei figli quando la vita spesso ci mette alle strette?
Ciao Franco, grazie dell’apprezzamento!
Metterci alle strette è il mestiere della vita. L’ottimismo non consiste nell’essere positivi solo quando tutto va bene (che tutto sommato, sono periodi intermittenti e brevi), ma nello scegliere di essere positivi nonostante tutto non vada come vorremo. Non si tratta di uno stato “fisso” da raggiungere, ma di una continua sfida a rialzarsi dopo una caduta, a cercare una soluzione quando ci sentiamo “messi alle strette”. È normale che veniamo assaliti anche dalle ondate di pessimismo nel percorso con i figli, importante è rendersene conto e cambiare la rotta: a volte è abbastanza facile, a volte difficissimo. È un percorso di crescita anche per noi; se vogliamo costruire l’ottimismo nei figli, lo dobbiamo costruire prima in se stessi.
Son totalmente d’accordo con te Daniela; anche se è brutto a dirsi, io ho avuto un modello educativo estremamente negativo da parte dei miei genitori, ma ti assicuro, che proprio per la consapevolezza di tutti gli errori da loro commessi, tratterei un figlio in maniera diametralmente opposta a come hanno fatto loro con me, così come un nipote o un bambino qualsiasi da educare, rimediando a tutte le mancanze e ai danni subiti sul mio carattere, che mi hanno costretto ad un lungo ed ancora in itinere percorso per ritrovare la vera Claudia, che era stata completamente soffocata e annichilita da atteggiamenti di totale chiusura mentale e di oppressione verso ogni tipo di responsabilizzazione e di partecipazione alla vita sociale, quasi non dovessi esistere. Esperienza simile con mio marito che ha tuttora una madre che a 40 anni lo tratta e lo considera come un bimbo di qualche anno. Risultato? Un bravo ragazzo ma straviziato, debole e completamente irresponsabile che solo incontrando me , che l’ho spinto nella direzione opposta a quella della madre, sta cominciando ora a crescere.
Mi complimento con te, Claudia, per la consapevolezza e la forza di accettare la sfida del cambiamento! Tuo marito è fortunato ad averti accanto. Abbiamo molto da fare nello scardinare il concetto di “bravo ragazzo”…mi viene in mente il titolo del libro di Ute Ehrhardt “Le brave ragazze vanno in paradiso le cattive dappertutto” 🙂
Buona navigazione attraverso la crescita!
Grazie di cuore 😉
Grande Daniela! Sono bellissimi e chiari i tuoi suggerimenti! Immagina che bello si riuscisse anche Ad insegnare (prima a noi stessi) e poi ai bimbi a creare la vita con il nostro infinito potere creativo! Non scuola primaria ma scuola della creazione!,, 🙂 🙂 🙂 Tiziana
Grazie Tiziana! Bellissima idea, quella di mettere accento nell’insegnamento sul nostro potere creativo piuttosto che sul mero accumulo delle informazioni. Mi ricorda tanto uno dei libri che più mi rimasero impressi dai miei giorni studenteschi, “I ragazzi felici di Summerhill” di Alexander Neil: il racconto dell’esperienza di una scuola sperimentale in cui i ragazzi venivano stimolati in base ai principi di cui stiamo parlando quali accettazione incondizionata, fiducia, autonomia, positività, curiosità… Una meravigliosa dimostrazione del potere di autoregolazione nella creazione della propria vita!
Intanto, non è mai troppo tardi per dare al nostro bambino interiore quel che non aveva ricevuto e a darlo ai nostri figli ora, qualsiasi età abbiano…anche questo è l’ottimismo!