“Come raggiungere un traguardo? Senza fretta ma senza sosta.”
Johann Wolfgang Goethe

Il consiglio di Goethe è valido in qualsiasi campo, ma in quello di crescita personale forse andrebbe applicato con più zelo. Cambiare se stessi è più difficile che cambiare una circostanza. Chi ha intrapreso la decisione di cambiare se stesso sa bene che non è facile sottrarsi al desiderio di accelerare, dopo aver assaporato i benefici di un cambiamento positivo. Di voler “recuperare il tempo perduto” indugiando nei comportamenti e/o atteggiamenti deletteri.

La maggior parte delle persone passa la vita intera ripetendo sempre gli stessi, i vecchi schemi (di pensieri, di comportamenti, di stile di vita), alcuni essendone soddisfatti, altri lamentandosene e altri ancora non chiedendoselo neanche come stessero.

Quando nella coscienza si affaccia la consapevolezza (di qualsiasi tipo: di stare male, di voler cambiare vita o qualche comportamento specifico, di causare dolore a se stessi o/e agli altri con i comportamenti guidati dalle idee tossiche acquisite chissà dove e quando, di non essere “obbligati” a vivere come abbiamo sempre vissuto, di avere il potere di scegliere, di essere riusciti ad uscire dal circolo vizioso di cui ci ritenevamo vittime…), di solito si risveglia l’entusiasmo e il desiderio di fare una rivoluzione, ovvero di cambiare radicalmente tutto d’un colpo in se stessi o nella propria vita, comprese le persone che ci circondano.

Premesso che l’entusiasmo è un’energia benefica capace di trascinare e fare da traino a una serie di cose coinvolte per portarle nella direzione che sentiamo giusta per noi e che in alcuni momenti fare qualcosa di colpo è necessario e salvifico, ha pur sempre una durata limitata. È necessario per iniziare, smuovere e velocizzare, ma può facilmente deviare nell’avventatezza, superficialità e fretta.

La fretta è nella tradizione popolare dipinta piuttosto negativamente (“cattiva consigliera”, “quella che fa i gattini ciechi” e così via), e non ha torto: in linea generale, tutti i processi hanno i propri tempi di maturazione, proprio per “mettere a punto” o “mettere a fuoco” i dettagli. La natura ci insegna che se affrettiamo un qualsiasi passaggio, compromettiamo la riuscita o la qualità del frutto, processo o risultato finale.

Nella società odierna, al contrario, è celebrata esclusivamente la velocità, l’efficienza e il risultato esternamente gradevole e visibile subito, spesso a scapito della qualità. Abbiamo acquisito la convinzione che se andiamo più velocemente siamo più produttivi, più “bravi”, più efficaci, anche più competenti.

La fretta, lo abbiamo visto tante volte, spesso produce dei risultati controproducenti e rende vana una opportunità, la potenzialità di una relazione o qualità di un operato.

Ma non sempre è meglio adottare un comportamento “slow”, in certe situazioni essere tempestivi aiuta a far emergere la parte intuitiva di noi, che sa meglio di quella razionale cosa vogliamo davvero.

In realtà, è fondamentale la distinzione tra fretta e tempismo. La fretta non rispetta i tempi di un processo e precipita un’azione nel momento inopportuno; il tempismo rispetta l’andamento di un processo e fa un’azione velocemente solo al momento giusto. La fretta crea aspettative, il tempismo aspetta il momento giusto.

Quanto è importante non avere fretta, tanto lo è non indugiare.

Quando si tratta di cambiamenti interiori, sappiamo bene che non sono facili, e la consapevolezza che si tratta di un processo è fondamentale: non è che noi cambiamo come quando si sotituiscono i pezzi di ricambio di una macchina. Il cambiamento interiore è molto complesso, implica una serie di cose collegate reciprocamente e di convinzioni correlate, delle quali alcune sono recenti e alcune molto antiche nella nostra coscienza, per non parlare dei comportamenti fisici passati ormai in automatismi. Quando cominciamo a renderci conto di quanto siano distruttivi per noi alcuni nostri atteggiamenti e ad intravedere la possibilità di uscirne fuori, è naturale il desiderio di allontanarsene al più presto da quello che ora consideriamo pericoloso.

Ma attenzione: diventare così come siamo è stato un processo (non è avvenuto in tempi brevi); analogamente, diventare come vogliamo diventare ora è anch’esso un processo (non può avvenire in tempi brevi).

Sradicare un’abitudine richiede tempo, costruire un nuovo schema di pensiero richiede tempo, modificare il nostro comportamento nelle relazioni richiede tempo. E tutto passa attraverso varie fasi, che se non vengono vissute pienamente, compromettono la riuscita di tutto il processo.

Nel processo del cambiamento molte cose avvengono “strada facendo”: ci diventano chiare le cose di noi e della nostra vita che non capivamo prima, vediamo i dettagli che non vedevamo, affiorano i desideri dei quali non eravamo a conoscenza…tutto questo richiede l’assestamento. Il rapporto con gli altri in riferimento ai nostri cambiamenti richiede l’assestamento. I nostri nuovi comportamenti richiedono l’assestamento, specialmente se siamo nella fase iniziale del cambiamento: le fondamenta sono la parte più importante di un nuovo edificio. E poi, invertire la ruota richiede più sforzo all’inizio, per contrastare l’inerzia.

Solo se assimiliamo bene un passo, il passo successivo sarà nella stessa direzione e forse anche più veloce.

A volte capita di sentirci “bloccati” ed essereeffettivamente bloccati in una problematica o un determinato dettaglio, e questo può essere molto frustrante.

Vogliamo sapere tutto e subito e risolvere ogni controversia immediatamente.

Ma proprio allora è necessario più che mai sostituire la fretta con la pazienza: se il nostro percorso è in una fase di stallo, ci può essere una paura da superare, un concetto da imparare, un problema da affrontare, senza il quale proseguire sarebbe deleterio o dannoso. Può essere qualsasi cosa, dobbiamo solo capirlo. Anche quando non stiamo facendo progressi, stiamo imparando qualcosa. A volta è proprio la pazienza la qualità da acquisire. O la capacità di non giudicare.

A volte è molto difficile accorgersi da soli, e in quel caso fare una chiacchierata con l’amico/amica può aiutare, o se non abbiamo la persona di fiducia può essere di grande aiuto rivolgersi ad un Mental Coach, psicologo o counsellor. A volte anche partecipare a un lavoro di gruppo (come può esserlo il corso di autostima) può fare chiarezza su molte cose, specialmente perché c’è il rispecchiamento negli altri.

I risultati non mancheranno, proprio quando ci dimentichiamo di aspettarli…un po’ come quando una pianta fiorisce inaspettatamente per la prima volta.

Spesso sono gli altri i primi ad accorgersene, facendoci stampare il sorriso con i loro complimenti nei nostri confronti. E allora saremo soddisfatti di gustarci il frutto maturo di tanta fatica, resistendo alla tentazione di coglierlo acerbo e doverlo buttare via.

E tu? Quanta fretta guida i tuoi comportamenti? Dimmelo nei commenti!