lamentarsiQuando dico a qualcuno di smettere di lamentarsi, di solito la risposta è: “Eh, ma non possiamo fare finta che tutto va bene!”. Secondo la maggioranza delle persone, non lamentarsi è segno di menefreghismo.

Oppure, viene interpretato come un “buonismo” deleterio. Ma è proprio così?

Cerchiamo di riflettere insieme sull’atteggiamento comune di lamentarsi:

Evidenziare soltanto i lati negativi di qualcosa ci porta a vivere male ogni esperienza. In realtà, tutto ciò che ci circonda contiene una parte piacevole e una spiacevole…una domanda: ma voi, sul prato, cogliete i fiori più brutti o quelli più belli? E perché? Quando ci lamentiamo, tendiamo a cercare “il colpevole” (che ovviamente non siamo quasi mai noi), ovvero deleghiamo la responsabilità. Questo ci dà l’illusione di sentirci meglio. Ma trascuriamo un dettaglio importante: così ci “educhiamo” a vedere le cause sempre all’esterno di noi, con la conseguenza di vederle anche quando si tratta di eventi positivi. La nostra autostima si può costruire in questo modo?

Nel lamentarci, ci impediamo di vedere la possibilità di un cambiamento, di una soluzione al problema, di un risvolto diverso. È come se ci chiudessimo in una stanza buia e fredda. Ma voi, quando avete bisogno di luce, continuate a tenere chiuse le finestre? Oppure aspettate che qualcun altro venga a casa vostra e ve le apra?

Il messaggio “sotterraneo” delle lamentele che inviamo a se stessi e agli altri è “Sono sfortunato/a”. Adesso fermiamoci un attimo sulla figura dello “sfigato”…a qualcuno piace? Cercate d’ora in poi ad osservare il comportamento di quelli che considerate “sfigati”, e annotate tutto quello che riuscite a percepire. E poi, magari, sceglietene uno “vincente”, e osservate il suo di comportamento (nelle situazioni più possibile simili).Quali sono le differenze? E tu? Che rapporto hai con le lamentele? Quali risposte ti dai alle domande poste in questo articolo?