Ho letto da qualche parte che, secondo gli esperti, la buona ricetta per uno stile di vita salutare dovrebbe prevedere 30 minuti di attività fisica tre volte alla settimana e un quarto d’ora di risate al giorno.
Questo illumina l’importanza di due cose: del corpo e del divertimento.
Nella cultura attuale in cui viviamo un grande valore è stato dato (e si sottolinea in continuazione) al dovere, alla serietà e al sacrificio. Ma la vita, in realtà, è concepita per essere un divertimento, anche quando contiene dei grandi sforzi e dei problemi da risolvere. Una buona vita è colma di passione, intesa come un vivo desiderio interiore, il piacere di fare qualcosa perché l’abbiamo scelto. Ricordiamocelo, possiamo prendere la decisione di seguire soltanto ciò che ci fa sentire bene, ed è una buona regola chiederci perché, a lungo andare, continuiamo a fare qualcosa che non ci fa sentire bene.
La parola divertire (dal latino divertĕre) significa “volgere altrove”, “ricreare lo spirito distraendolo da altri pensieri; interessare piacevolmente”. Infatti, quando è che di solito arriva la soluzione ad un problema? Quando riusciamo a pensare ad altro. Io per prima confermo l’entità di frustrazione che innumerevoli volte mi ha creato la fissazione su un problema, sul dovere o la pretesa di trovare per forza la soluzione (altrimenti non mi permetto di fare altro); quando ho cominciato ad invertire (ovvero ascoltare il mio bisogno del momento) applicando il più spesso possibile “prima il piacere, poi il dovere” ho notato un bel salto di qualità.
Ciascuno di noi ha il proprio concetto del divertimento: una bella risata, un gioco, una danza, una passeggiata, una corsa, una lettura piacevole, una chiacchierata rilassante, una serata al teatro…l’importante è ascoltare se stessi, e soprattutto applicare un principio: fare qualcosa di inutile (o largamente considerato tale) solo per gioco, per puro gusto di farlo. Sì, proprio quello che spesso intendiamo quando pensiamo ai giochi dei bambini. In altre parole: permettiamoci di “perdere tempo”! Ne guadagneremo molto, e non solo in termini di tempo.
Molte recenti ricerche in campo medico sottolineano da tempo i benefici effetti che la risata ha sul corpo e sulla mente, in particolare nella diminuzione dello stress. Questo accade perché una buona risata (quanto più spontanea ed esplosiva possibile) si ripercuote per tutto l’organismo e provoca una caduta generale della tensione (e quindi dello stress), con un’inconfondibile sensazione liberatoria a livello di tutti gli organi del corpo, con il primo effetto di dare aria ai polmoni (i nostri polmoni contengono dal 10 al 15% di aria residua, che non esce con la respirazione ordinaria).
Alcuni degli altri effetti più marcati sono: protegge dall’ infarto (rallenta il battito cardiaco e normalizza la pressione sanguigna), regola il respiro (aumenta l’ossigeno nel sangue), stimola le difese naturali del sistema immunitario, manda via il dolore (aumenta il flusso sanguigno nelle aree del cervello che secernono le endorfine, gli antidolorifici prodotti spontaneamente dal corpo), limita le infezioni (rallenta la diminuzione dell’immunoglobina – A, che ci preserva dalle infezioni delle prime vie respiratorie), scioglie i muscoli (riducendo l’attività del sistema nervoso simpatico, responsabile delle contrazioni muscolari). Inoltre, ridere equivale a un buon jogging fatto rimanendo fermi, in quanto una parte della muscolatura, soprattutto a livello del torace e degli arti superiori, alternativamente si contrae e si rilassa, innescando una ginnastica addominale che migliora le funzioni del fegato e dell’intestino. Solo col riso muoviamo alcuni muscoli del corpo e soprattutto del viso.
Per il buddismo zen quindici minuti di risate equivalgono a sei ore di meditazione. Questo già di per sé illustra i benefici psicologici della risata.
Il piacere è un sentimento che corrisponde alla percezione di una condizione positiva, (fisica oppure psicologica), proveniente dal corpo. È considerato l’esperienza opposta al dolore ed è stato un oggetto di studio già nella filosofia antica, che gli attribuiva un valore in rapporto al significato e scopo della vita umana.
Per Alexander Lowen, il padre della bioenergetica (che può essere definita un modo di comprendere la personalità in termini energetici), l’orientamento primario della vita è quello di cercare il piacere e sfuggire al dolore in quanto il piacere promuove la vita e il benessere dell’organismo. Ci apriamo al piacere e ci contraiamo in presenza di dolore. Quando invece la situazione contiene una promessa di piacere unita alla minaccia di una sofferenza proviamo ansia.
È necessario avere fiducia nel nostro corpo, amarlo e ascoltare i suoi messaggi, perché il sé corporeo è l’unico sé che potremo mai riconoscere.
L’essere umano moderno, con i ritmi di vita frenetici e complessi, per adattarsi spesso reprime i sentimenti, che sorgono come impulsi o movimenti spontanei. Per farlo bisogna smorzare la vitalità del corpo, “addormentarlo”, con tutte le conseguenze negative che può avere il perdere un vero e proprio “navigatore” personale: lo sforzo per reprimere un sentimento diminuisce tutto il sentire…e qui si innesca un circolo vizioso, diventando abitudine. Per interromperlo, vogliamo invertire la tendenza? Fare uno sforzo per uscire da questa zona comfort, apparentemente comoda? Muovendo di nuovo il corpo, in modi non abitudinari, apriremo il canale alle sensazioni che ci siamo preclusi di sentire. Possiamo permetterci di correre questo rischio? Torniamo al sentire, giocando e muovendo il corpo? Quale periodo migliore di quello estivo per cominciare a farlo, se non lo facciamo già?
Ascoltare i nostri autentici bisogni è il primo passo verso il cambiamento!
Tu cosa farai oggi di piacevole, divertente e quanto tempo ti permetterai di “perdere” per muovere il tuo corpo e ascoltare i suoi messaggi?
È indubbio che la dimensione ludica é un aspetto essenziale nell’uomo come nel regno animale. La pedagogia già da oltre un secolo riconosce nel gioco una componente determinante per lo sviluppo della personalità, non solo in senso cognitivo ma anche psico affettivo tanto da inserirlo nei programmi delle scuole d’infanzia. Ma anche nelle fasi adolescenziali e adulte dello sviluppo il gioco , pur assumendo ovviamenre forme diverse (hobby, passatempi, divertimento), é molto importante per l’equilibrio psicologico e una sana vita di relazione. Ne é un esempio la vita sessuale che, lungi dall’essere finalizzata esclusivamente alla procreazione o al mero soddisfacimento dell’istinto , costituisce una manifestazione a valenza fortemente culturale di cui il gioco ne é una componente importante che rafforza l’intesa di coppia e il legame affettivo. Quindi non é una “perdita di tempo”.
Grazie davvero della tua eccellente esposizione, Cesare! Concordo fino all’ultima virgola e aggiungo che, purtroppo noi esseri umani abbiamo bisogno di essere ricordati ogni tanto delle ovvietà della vita (la stessa raccomandazione della pedagogia è in un certo senso la conferma dell’ovvio).
Un essere umano, per vari motivi, è soggetto ai condizionamenti di ogni tipo e occorre un grande lavoro sulla consapevolezza per riuscire a “decondizionarsi”. Basti pensare all’esempio riferito alla sessualità, fornito da te: per una grossa fetta delle persone la sessualità è vissuta come dovere, impegno, prestazione, bisogno fisiologico, fuga dalla solitudine…insomma, tutto meno che piacere. Anche le varie forme del gioco/hobby vengono nell’essere umano spesso prese come veri e propri impegni organizzati, a volte quasi agonistici; anche qui facilmente viene a mancare la connotazione del piacere in se stesso. Per non parlare del sistema scolastico, dove in pratica l’apprendimento attraverso il gioco e il gioco non strutturato (in primis il semplice movimento del corpo) vengono sistematicamente sminuiti, già dai primi gradi della scuola elementare. Quasi come se apprendere divertendosi valesse di meno rispetto all’apprendimento connotato dalla fatica e dal sacrificio. “Non perdiamo tempo” o “è solo un gioco” sono le frasi troppo spesso pronunciate dagli adulti.
Il valore del semplice “perdere tempo” comincia ad essere affermato ogni tanto, per i suoi molteplici benefici, ma ancora non abbastanza. Ovviamente, è necessario l’equilibrio tra l’impegno e l’assenza dell’impegno (non va bene l’eccesso di nessuno dei due). Un po’ di “sana pazzia” aggiunge alla vita la dimensione giocosa e predispone al cambiamento, in quanto di per sé un cambiamento.
Due giorni fa mi trovavo per strada, non lontanissimo da casa, con i miei due figli mentre cominciava l’acquazzone. Invece di restare al riparo con noi, mia figlia di 9 anni ha cominciato a danzare sotto la pioggia, e sulle prime l’ho ammonita. Poi mi sono interrogata sul senso del mio rimprovero e ho deciso di accettare l’input di prendere con divertimento quello che avevo percepito come disagio: abbiamo corso tutti e tre sotto la pioggia battente. Mio figlio (12 anni) ha esclamato: “Mi sento vivo!!!”, e quando ci siamo fatti investire, senza indietreggiare, da un’onda gigantesca della macchina che passava sopra un cumulo d’acqua per strada, mio figlio ha gridato: “E’ una sensazione impagabile!”, mentre la sorella canticchiava: “C’è qui qualcuno che si sta divertendo? Io!!!”
Il mio articolo è un invito a dare a se stessi il permesso di “fare le cose senza senso”. Danno più senso alla vita.
Molto interessante. In particolare ho letto con interesse le tue considerazioni per gli effetti benefici del riso. La mia associazione ha organizzato un incontro sullo Yoga della risata, e spero che sarà per tutti noi un momento di crescita.
Complimenti per il vs. Blog!
Grazie Fabrizio! Lo Yoga della risata è senz’altro uno strumento utile nell’introdurre un nuovo atteggiamento nella vita: prenderla con divertimento! Sarà crescita di certo, e molto più efficace di quella “seria”. 🙂
Clap clap clap
😉
Grazie Davide! 🙂
Grazie a te Danijela 🙂