Di solito nei testi di crescita personale parliamo dell’importanza di andare oltre i propri limiti, superarli.
Importantissimo, altrimenti rimaniamo rinchiusi nella nostra zona di comfort, prigionieri delle abitudini, delle paure e delle modalità comportamentali non più funzionali a quel che siamo oggi; ci priviamo di sperimentare nuove modalità del modo di vivere.
Ma è altrettanto importante l’esatto opposto: porre i limiti. Una contraddizione?
Sappiamo bene che la vita pullula delle contraddizioni, e che gli opposti di solito sono necessari entrambi al raggiungimento della completezza. Del resto, non è equamente essenziale per la vita la notte quanto il giorno? La pioggia quanto il sole?
Porre i limiti in sostanza non è altro che scegliere. Scegliere vuol dire “sì” a determinate cose e “no” ad altre. Con tutta la nostra complessità, tutto funziona ancora soltanto su questi due binari…e quando lo dimentichiamo, la vita comincia a non andare per il verso giusto.
Inoltre, spesso e volentieri confondiamo ulteriormente questa semplice scelta, facendola esattamente inversa (diciamo “sì” quando in realtà è “no” e viceversa)…ma questo è un altro tema da approfondire.
Intendiamoci: i limiti sono fonte di frustrazione, e difficilmente non suscitano una prima reazione avversa (con le sfumature che vanno dal senso di disagio alla rabbia), ma creano anche uno spazio necessario per l’espansione e lo sviluppo delle proprie risorse all’interno di quel che abbiamo intenzione di realizzare.
Porre i limiti vuol dire scegliere tra infinite possibilità. I limiti proteggono, sono una specie di guardiano che ottimizza l’impiego delle nostre energie al meglio. Sono una garanzia per l’autorealizzazione. Fatevene una ragione: se non siamo in grado di porre (a noi stessi ed agli altri) i limiti e di tollerarli, la realizzazione di ciò che vogliamo non avverrà. Senza porre i limiti, non possiamo costruire. Possono essere equiparati a delle fondamenta solide.
Già nei primissimi anni di vita, l’importanza dei limiti è essenziale: costruisce la cornice del contesto sociale in cui viviamo e delle leggi che regolano l’esistenza materiale.
Così fin da piccoli impariamo che non abbiamo gli adulti sempre a nostra disposizione come ci pare e piace, che non possiamo picchiare gli altri né distruggere beni materiali intorno a noi quando ci sentiamo arrabbiati, che mangiare a tavola ha le sue regole, che nei rapporti con gli amici non possiamo averle tutte vinte, ma neanche darle tutte vinte agli altri, che essere autodistruttivi non risolve nessun problema in cui ci imbattiamo, che non possiamo fare tutte le attività che suscitano il nostro interesse né avere tutti i giocattoli che il mercato propone, e un sacco di altre cose.
I limiti, ovvero i “no” aiutano a plasmare l’essere umano, evitando di sviluppare la dinamica della personalità autocentrata ed “onnipotente”.
Aiutano a controllare gli impulsi, che altrimenti diventerebbero una mina vagante pronta ad esplodere in qualsiasi momento.
Costruiscono l’autonomia e sicurezza in se stessi. Sono una palestra per imparare a gestire le frustrazioni.
Gestire le frustrazioni è una delle abilità fondamentali no solo per la sopravvivenza ma ancor di più per una vita pienamente soddisfacente.
Se decenni fa, il problema dell’educazione dei bambini ricadeva nel porre troppi limiti, oggi la situazione è inversa. Con conseguenze forse peggiori.
Un bambino a cui viene detto sempre “si”, contrariamente a quanto si pensa, non diverrà mai né un bambino né un adulto sicuro. A proposito, consiglio ai genitori la lettura del libro “I no che aiutano a crescere” della psicoterapeuta infantile Asha Philips.
Nei confronti di se stessi spesso replichiamo il modello acquisito durante il nostro sviluppo familiare.
Così, se non abbiamo ricevuto una dose ragionevole di limiti, non saremo in grado di porci dei limiti.
Questo si ripercuote su tutto ciò che ci riguarda; per esempio, sviluppa l’incapacità di scegliere e di mantenere una scelta, sostenerla con le azioni.
Sviluppa la dipendenza dagli altri o dalle sostanze stupefacenti o non. Sviluppa l’incapacità di costruire sane e soddisfacenti relazioni con gli altri. Sviluppa l’incapacità di percorrere la strada della vita più possibile in sintonia con la nostra interiorità e quindi profondamente appagante. Sviluppa l’incapacità di eliminare ciò che ci nuoce, fisicamente o psicologicamente e di scegliere e realizzare ciò che ci dia gioia. Sviluppa l’incapacità di porre limiti ai comportamenti degli altri nei nostri confronti o l’incapacità di regolare i nostri comportamenti nei confronti degli altri per costruire delle relazioni di qualità, anche quando ne siamo fortemente motivati; semplicemente non ne abbiamo gli strumenti.
Il problema inverso è l’eccesso dei limiti, soprattutto nei confronti di se stessi – ed è quello l’oggetto più frequente nei testi di crescita personale. Non può avere una buona autostima né la persona con un eccesso dei limiti né la persona con la mancanza dei limiti.
In entrambi i casi, si può imparare ad acquisire l’abilità che abbiamo mancato di sviluppare nei nostri primi anni, è a questo che servono le figure che si occupano di benessere interiore: dal coach allo psicologo, psicoterapeuta o counsellor.
A questo servono i corsi e i testi sula crescita personale. Possiamo cambiare in ogni istante della nostra vita; è necessaria solo la decisione di farlo…per essere in tema con l’articolo, porre il limite ad un nostro abituale schema comportamentale per poter sviluppare, imparare, un altro schema, più funzionale e più vincente!
E tu, che posizione assumi dinnanzi ai limiti (detti anche paletti)? Raccontami nei commenti!
Realisticamente, che soluzioni proponi?
Grazie della tua partecipazione Paolo! La tua domanda mi mette di fronte alle due, per così dire, controdomande:
1. Cosa vuol dire per te “realisticamente”?
2. Soluzioni a cosa?
In attesa del tuo feedback per continuare questo interessante approfondimento,
un abbraccio!
Danijela
Ciao,
secondo me potrebbe indicare
realisticamente = soluzione pratica
Soluzione al saper porre dei limiti.
Se buco una gomma la aggiusto e vado.
Se non so porre dei limiti cosa consigli di fare? (in maniera pratica e non teorica)
Mi piace questa sorta di discussione di gruppo 🙂
Tra teoria e pratica non c’è alcuna differenza, tranne l’applicazione. Non esiste altro modo di fare che quello di…fare. Già accorgersi di non sapere fare qualcosa è metà strada per impararlo. Se voglio imparare a porre (o pormi) dei limiti, l’unica modalità è decidere un limite, dichiararlo chiaramente (soprattutto a se stessi, a volte non serve o non è possibile dichiararlo a qualcuno)e poi rispettarlo.
Per esempio, se decido di diminuire il numero delle sigarette che fumo al giorno, faccio rispettare questa decisione NONOSTANTE il disagio e la frustrazione che provo nel dirmi “no” a un altra sigaretta. Se decido di diventare fedele mentre sto in una relazione sentimentale (quindi mi pongo il limite di intrattenere una relazione a volta e di non intrattenere contemporaneamente le relazioni di un certo tipo), faccio rispettare questa mia decisione resistendo alla tentazione di ricadere nel comportamento che lo nega. Se decido di ammettere soltanto il comportamento corretto nei miei confronti da parte delle altre persone, faccio rispettare questa decisione dando agli altri il messaggio verbale (“Guarda che è scorretto quello che fai”) o non verbale (ignorare la persona che si comporta in modo non desiderato, mostrare la disapprovazione con il messaggio del corpo, allonatanarsi…. E così via.
Spero di aver reso l’idea.
Vale sempre la regola di essere pazienti con se stessi e non aspettarsi l’infallibilità; i cambiamenti richiedono del tempo per istaurare un nuovo schema comportamentale. Con l’esercizio si diventa sempre più coerenti tra quello che vogliamo fare e quello che facciamo effettivamente.