Anche se ci capita di sentire e di usare questo termine, non sempre abbiamo un’idea chiara di cosa sia.
Esistono molte forme di manipolazione, ma di solito questa parola ci fa pensare alla connotazione esclusivamente negativa, a qualcosa di deplorevole.
Una cosa è certa: ci identifichiamo sempre come vittime di manipolazione e mai includiamo noi stessi ammettendo di essere manipolatori con un nostro comportamento.
Mostrarsi gentili per un certo tornaconto, vendere un prodotto, fare le battute definite umoristiche quando invece al destinatario suscitano emozioni spiacevoli, cercare di “spuntarla” sempre in una decisione da prendere in comune, indurre un desiderio o un certo tipo di pensiero, ottenere il massimo di prestazione da qualcuno che magari non aveva intenzione di fornirne alcuna, lamentarsi continuamente, far sentire in colpa gli altri, sabotare qualcuno dandogli le informazioni scorrette, usare il tono di voce deciso che implichi l’obbedienza o usare il tono di voce da cucciolo bisognoso, depistare l’interlocutore cambiando il tema, chiedere poco per poi pretendere di più nel momento in cui viene accontentata la richiesta, o viceversa: chiedere troppo per rilanciare dopo il rifiuto la richiesta minore in modo da ottenere comunque quel che si vuole.
L’elenco potrebbe continuare a lungo.
Le pratiche manipolatorie sono frequenti in tutti i tipi di rapporti della società odierna.
La manipolazione potrebbe essere definita come un’azione, più o meno consapevole e intenzionale, di esercitare il dominio su una persona o un gruppo, ma in modo che non sembri tale, utilizzando mezzi subdoli, modificazioni percettive o anche induzione di determinate emozioni o comunque l’influenza sulla sfera dell’affettività.
L’obiettivo del manipolatore non è mai dichiarato ed è quasi sempre quello di raggiungere ciò che vuole senza consenso reale altrui, senza che l’altro se ne accorga di averlo assecondato e senza tenere in considerazione i bisogni, le esigenze o gli interessi dell’altro o degli altri.
Quello che vuole il manipolatore può essere di natura svariata, e di solito consiste nell’ottenere il cambiamento del comportamento in una precisa direzione, dell’opinione, del modo di sentire o di vedere qualcosa da un determinato punto di vista indotto, occultando altri punti di vista.
Il manipolatore non usa mai la forza fisica o la costrizione palese, né tanto meno dichiara i suoi reali obiettivi. È strategico. Di solito è molto gentile e sembra ragionevole. Si serve principalmente di astuzia. Lo strumento principale sono le parole.
La manipolazione funziona al meglio se il manipolato continua a ritenere di agire volontariamente, in piena consapevolezza e libertà, e non si sente obbligato o giustifica l’accettazione di un obbligo con qualche motivazione ideologica o emotiva.
Possiamo ritenere di essere coinvolti in un meccanismo di manipolazione se qualcuno fa in modo di ottenere da noi un cambiamento che egli stesso ha determinato e che, se l’avesse proposto dichiaratamente, probabilmente non avremmo mai accettato.
Etimologicamente, la parola manipolazione deriva dal latino “manipulus”, con il significato di impugnatura, manico. Descrive bene l’essenza di manipolazione: essere maneggiati da qualcuno.
Esistono varie tecniche di manipolazione, eccone 5:
1. La dissonanza cognitiva
E’ molto utilizzata per studiare le modalità secondo cui avviene un cambiamento di opinione o di atteggiamento e consiste nel somministrare i pensieri in contrasto tra loro in modo da creare tensione alla persona/gruppo (chiamata incongruità psicologica), simile a quella che si prova in situazioni stressanti, a cui seguono le emozioni negative, un disagio psichico e comportamentale di intensità proporzionale al numero degli elementi che si trovano in contraddizione, e all’importanza data all’argomento. Il manipolatore può anche omettere di fornirci alcune informazioni per ingannarci o per condurci ad agire contro i nostri interessi, come conviene a lui;
2. Il condizionamento e le pressioni
Spicca su tutto la programmazione mentale (una forma di distorsione cognitiva) che consiste nel far creare alle persone manipolate degli automatismi comportamentali che rispondono al disegno del manipolatore. I vari tipi di pressione morale, fisica e psicologica sono strategie efficaci nella manipolazione;
3. Le reazioni emotive e istintive
Riguardano tutto ciò che è legato alle nostre emozioni o ai nostri comportamenti innati. Stimolando la corda emotiva il manipolatore aggira la nostra analisi critica e agisce sul nostro subconscio: ci destabilizza, ci rassicura, ci spaventa, ci fa gioire…in questo modo ci indebolisce psicologicamente per sottometterci alla sua volontà;
4. L’uso della paura
E’ la più efficace arma di manipolazione emotiva perché attiva le funzioni primarie del nostro cervello, facendoci adottare comportamenti prevedibili per sfuggire a questa emozione difficilmente sopportabile: il nostro spirito critico si disattiva perché il cervello è impegnato in necessità più urgenti e il manipolatore ha la via libera per indirizzarci verso qualsiasi comportamento, opinione o atteggiamento;
5. I giochi relazionali
Sono degli interscambi in cui manipolatore e manipolato formano gli scenari relazionali abituali e ripetitivi attraverso l’adozione di comportamenti complementari, ad esempio l’uso della punizione e della ricompensa, in cui il manipolato si presta a farsi influenzare senza opporre la resistenza: obbedisce senza mettere in discussione quel tipo di rapporto. Ma anche la seduzione ha uno simile schema.
E tu? Conosci qualche altra tecnica, che usi personalmente oppure osservi gli altri usarla? Dimmelo nei commenti!