Ci sono un sacco di scuole ed istituzioni che offrono corsi, corsi di formazione e seminari su come diventare un Mental Coach o life coach o per dirlo all’italiana allenatore di vita. Molte di queste scuole contemporanee di pensiero e di pratica si trovano e si sviluppano giorno dopo giorno dalla Francia al Regno Unito e sopratutto negli Stati Uniti.
In Italia, il pensiero di life coaching si è pian piano facilmente diffuso e ha guadagnato la popolarità in ogni angolo del vecchio continente.
Ma che cosa ci vuole per diventare un allenatore mentale come Roberto Re o Livio Sgarbi?
Si può effettivamente provare a cercare dei corsi proposti dalle società di formazione e per trovarle basta fare un accesso ad internet e vedrete tantissime offerte di formazione.
Alcuni possono anche credere che basta la propria convinzione che da studente di Life coaching si può, dopo un corso, diventare un professionista autorizzato.
Fortunatamente, questa disciplina non può essere considerata come una semplice attività lavorativa dove chiunque può inventarsi una fonte esclusiva di reddito. Il Life coaching è molto più di questo.
Essere un allenatore di vita non richiede alcun titolo accademico certificato da docenti universitari.
La formazione per diventare un allenatore di vita di successo inizia con una sana e ricettiva apertura mentale. Si può iniziare con lo studio di testi specifici sul coaching e il self made man (fai da te intelletuale per intenderci: evvai con il bricolage mentale!), soltanto se ci si appassiona si inizia a divorare libri su libri e a fare esercizi pratici.
Dopo la prima fase di studio, si vuole diventare come spugne sempre desiderose di assorbire conoscenze e tecniche che trovano riscontro nella vita di tutti i giorni e quindi nell’esperienza: questa è la magia!
In una intervista l’esperto coach Angelo Bonacci riferisce che “sempre più persone si avvicineranno al coaching per viverlo come clienti ma anche come operatori”.
“La sfida dei Coach Italiani sarà quella di seguire le orme dei paesi anglosassoni e francofoni dove il Coaching è altamente riconosciuto a livello sociale e viene regolarmente utilizzato nell’orientamento scolastico, nell’educazione dei figli, nella gestione delle relazioni con gli adolescenti, oltre ad essere largamente utilizzato nelle aziende”.
L’Obiettivo del Life Coach
Certo che è facile essere un mentore, consigliere, confidente, consulente e un amico il cui scopo è quello di aiutare qualcuno che ha bisogno su una certa cosa. Un allenatore di vita fa tutto quello. Ora ci si può chiedere quali sono le differenze, tra il vero Coach e dei semplici consulenti o consiglieri.
Gli allenatori di vita o Life Coach hanno l’obiettivo di trovare attraverso i metodi, le strategie e il sostegno per far arrivare ad ottenere risultati desiderati il proprio cliente, facilitarlo a raggiungere i propri obiettivi. A differenza dei soli confidenti che danno sostegno morale, gli allenatori di vita sono lì presenti per portare con esito positivo, l’allievo ai risultati.
L’allenatore di vita diventa più che un semplice insegnante che impartisce lezioni di saggezza e di incoraggiamento ai suoi allievi. Egli diventa un allievo se stesso per sapere come funzionano i processi e gli schemi mentali delle persone.
Si apprende con la Formazione e lo studio dei migliori esperti e delle persone che possono aver generato in precedenza successi e obiettivi straordinari, ma ci sono ancora molti casi in cui le esperienze di vita reale diventano l’elemento migliore perchè sono gli apprendimenti generati da sentimenti ed emozioni vissute sulla propria pelle: per imparare a nuotare puoi studiare chi nuota e tutta la sua tecnica ma finché non entri in acqua non riuscirai mai ad imparare.
Dopo aver impostato il nostro obiettivo personale per essere una spugna pronta ad assorbire metodi, conoscenze, abilità, esperienze, dobbiamo quindi iniziare a confrontarci con gli obiettivi di altre persone e aiutarle a raggiungere i loro risultati attraverso la partecipazione attiva.
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Vi lascio questo servizio del TG2 sul personal coaching.
Ciao a tutti,
Vorrei fare un corso a Torino per diventare coach professionista ma sto vedendo su internet che probabilmente non serve un titolo riconosciuto. Voi cosa mi dite, considerando che dovrei investire migliaia di euro?
Ciao Giada,
Il mio consiglio è che intanto tu possa avvicinarti allo splendido mondo del coaching attraverso lo studio di alcuni testi specifici della materia, contemporaneamente partecipa ai seminari organizzati in tutta italia (magari partecipa a qualche seminario gestito da qualche guru italiano come ad es. R. Re e L. Sgarbi), successivamente iscriviti ad un corso di formazione per coach e alla fine mettiti in gioco e passa all’azione.
Vivi alla grande ed OSA (Obiettivo, Scopo, Azione).
ma quali studi bisogna aver fatto per intraprendere questa professione? psicologia per esempio? o meglio cose tipo ISEF cosi alle brutte si puo ripiegare come personal trainer?
Ciao Mario,
Come scritto nell’articolo nessun titolo di studio specifico è necessario in quanto la professione del coaching si basa proprio sulla possibilità che tutto ciò di cui abbiamo bisogno lo abbiamo già ora: la nostra mente e poi io crede vivamente nel sef made. Molti sono arrivati ad essere dei coaching senza avere un titolo di studio accademico come ad esempio il guru motivazionale Anthony Robbins, altri addirittura hanno la terza media come ad esempio Mirco Gasparotto, un vero modello di self made man.
Comunque, se proprio pensi ad un titolo accademico ti consiglio un percorso umanistico o psicologico perchè il requisito primo del coach è senza dubbio: l’apertura mentale.
Buona vita.
Ciao Mario,
Il consiglio che ti do io come life coach oramai da alcuni anni è quello di sentire le tue passioni… Se la tua strada ha un cuore seguila altrimenti abbandonala.
Sono certa che quando una persona svolge l’attività che più gli piace riesce a dare tutto se stesso e non sente il sacrificio perchè è piacere.
Baci, Rebecca
Secondo me il life coach non deve solo capire gli obiettivi del cliente ma capire cosa il cliente vuole realmente. Credere di sentirsi bene con un’azione non implica il fatto che in realtà l’arrivo della felicità arriva da un’altra azione che poi porta all’obiettivo pensato dal cliente.
Ciao Daniele,
Posso essere d’accordo, anche se credo soprattutto nella fase iniziale del rapporto coach-coachee sia fondamentale stabilire con il cliente ogni passaggio della coaching. Diciamo per una questione di trasparenza, poi ci può e ci deve stare se il coachee lo permette, traghettare il cliente attraverso azioni non esplicitamente dichiarate.
A presto,
Pierluigi D’Alessio