Parlare degli altri ed esprimere giudizi è una pratica comune. A volte lo chiamiamo dare un’opinione, altre volte criticare direttamente.

Un commento o un’azione che riteniamo inappropriata ci basta per esprimere il nostro modo di pensare.

Come possiamo trarne vantaggio per la nostra conoscenza di noi stessi?

Un giudizio è un’opinione ragionata che qualcuno forma su una persona o cosa. Ma davvero tutti i nostri giudizi sono ragionati? Conosciamo in profondità ciò che motiva o ha bisogno dell’altra persona?

E, soprattutto, su cosa ci basiamo e con quale intenzione lo giudichiamo?

Le valutazioni dietro le sperimentazioni

Oltre a quelli inerenti al sistema giudiziario (penale, civile, orale e amministrativo), nella nostra vita quotidiana esprimiamo giudizi di valore. Quando facciamo una valutazione o una critica, ci basiamo su alcuni criteri e stereotipi radicati nella nostra cultura e nelle nostre esperienze vissute.

Pertanto, implica un apprezzamento basato sul nostro sistema di valori e credenze. È caratterizzato dall’essere soggettivo e spesso dicotomico, ad esempio: buono – cattivo.

Il potere dei giudizi buoni e cattivi

Perché hanno una connotazione negativa?

L’atto di giudicare è antico quanto l’umanità stessa ed è presente in tutte le culture. È sempre stato considerato cattivo perché ha una connotazione negativa: maldicenza.

Il termine calunnia si riferisce a “l’azione o l’abitudine di parlare a danno di un’altra persona”. E indica l’invidia come una delle cause principali di questo atteggiamento.

Le seguenti frasi di saggezza ancestrale confermano che l’atto di giudicare è arcaico e, allo stesso tempo, che la riflessione sulle sue motivazioni e conseguenze è presente in tutte le culture.

Tutti i gidizii sono negativi?

Quando ci poniamo questa domanda, nasce il paradosso del giudizio: “Se dico che giudicare è male, esprimo un giudizio”.

La verità è che l’atto di giudicare non è di per sé dannoso o negativo. Ciò che è importante è l’intenzione con cui diamo un giudizio su qualcosa o qualcuno.

Il problema è che tendiamo a giudicare automaticamente e a non riflettere sul perché lo facciamo. E, anche se consideriamo che non dovremmo farlo, è inevitabile “pensare male” o giudicare inconsciamente.

Il pregiudizio

Qual è l’aspetto positivo del giudicare?

I nostri giudizi possono essere uno strumento molto utile per indagare dentro noi stessi, scoprire da dove provengono e a cosa sono dovuti.

Cosa vediamo negli altri che non ci piace? Se riusciamo a riconoscerlo negli altri è perché è anche in noi stessi.

Cosa proiettiamo di noi stessi su di esso? Il modo in cui interpretiamo ciò che vediamo è il risultato dei nostri programmi inconsci.

I nostri giudizi ci forniscono informazioni preziose su noi stessi, non sugli altri. Sta a noi renderli consapevoli e modificare il nostro modo di pensare e di agire.

Come utilizzare i giudizi in modo benefico

Un semplice esempio potrebbe essere quando un adolescente giudica un altro “nano” perché è più basso di lui. Perché questo accade? Potrebbe essere dovuto a un complesso di inferiorità o al desiderio di appartenere a un determinato gruppo.

Attraverso queste domande possiamo indagare per identificare i bisogni di questo adolescente. Cosa ottieni giudicando gli altri? Quale mancanza motiva la tua azione?

In questo modo, possiamo adattare i nostri interventi e aiutarti a rafforzare le tue capacità sociali ed emotive. Allo stesso modo, se osserviamo ciò che diciamo degli altri, possiamo scoprire aspetti di noi stessi di cui non eravamo consapevoli.

I tre filtri

A volte giudichiamo per giudicare, senza riflettere sulla verità, che è relativa, sulla bontà della nostra azione o sulla necessità del nostro giudizio.

Giudicare è inevitabile, ma possiamo decidere cosa farne.

Ciò che sperimentiamo riflette vari aspetti dei nostri giudizi. Allo stesso modo ogni opinione si basa su un’interpretazione che ci racconta la nostra storia personale.

Abbiamo due opzioni: ignorare o rifiutare l’esperienza oppure esplorarla e trarre vantaggio dalle sue lezioni.

È vero, buono e necessario?

Prima di esprimere un’opinione non richiesta possiamo fermarci un attimo e chiederci: è vero? È vantaggioso per qualcuno? C’è bisogno di dirlo?

Quando smettiamo di criticare la vita degli altri e ci preoccupiamo di più della nostra, possiamo dedicarci a migliorare e correggere i nostri difetti. In questo modo ci risparmiamo l’invidia, il risentimento e la sofferenza. Ci liberiamo dai giudizi.

La mente che non giudica è una mente priva di sensi di colpa, è una mente innocente. Quello di chi sa che ogni giudizio riguarda se stesso, non gli altri.