10-modi-per-educare-un-adolescente“Aiuto, ho un adolescente in casa!” Eh sì, il più delle volte, quando si ha a che fare con un adolescente, il grido di un genitore (o altro familiare) è proprio così: quasi disperato.

Ammetto che, quando anni fa sentii dire una mia conoscente che all’epoca aveva una figlia adolescente “Datemi una botta per addormentarmi e svegliatemi quando tutto sarà finito!”, pensai che fosse un tantino esagerata. I miei figli erano ancora lontani da quell’età e, pur con tutte le fatiche oggettive della genitorialità, ritenevo tutto perfettamente gestibile e “sotto controllo”.

Ecco, quel “sotto controllo” nel gran parte dei casi con un adolescente va in frantumi.

Non è un male, intendiamoci: la cosa è perfettamente fisiologica. Ma non per questo meno spaventosa. Sì, siamo sinceri, per un genitore è spesso spaventosa la trasformazione repentina che subisce il proprio pargolo a livello comportamentale (a quello fisico siamo di solito pronti, e anzi ce lo aspettiamo con curiosità).

La notizia forse consolatoria è che tutto quanto sia altrettanto spaventoso per l’adolescente.

La parola adolescenza deriva dal verbo latino “adolescĕre” = crescere, e sta a delimitare il tratto dell’età evolutiva di transizione dallo stato infantile a quello dell’individuo adulto, nell’arco di tempo che va generalmente dai 10 ai 17/18 anni (ma oggi si parla del limite spostato fino a 25 anni). È in atto una vera e propria rivoluzione, in quanto il cambiamento avviene rapidamente, coinvolgendo più aree: modifiche somatiche, modifiche psicologiche, sviluppo della sessualità, la maturazione del pensiero, mutamento fisiologico del cervello e la tempesta ormonale a intensità massima. Mettiamoci in concomitanza la crisi di mezza età dei genitori, e la situazione si complica ulteriormente.

Per quanto un genitore possa aspettarselo, non è mai abbastanza preparato per quando arriva il fatidico momento, semplicemente perché ogni caso è a sé. Ci sono quelle poche eccezioni in cui gli adolescenti sono tranquilli, quasi invisibili e non danno problemi – ma al di là della comodità, lì è il caso di farsi qualche domanda ulteriore sul vissuto emotivo dei ragazzi a cui manca l’atteggiamento ribelle, perché potrebbe covare una sofferenza interiore per l’incapacità di un’espressione autentica (le cause possono essere svariate).

Perché? Semplicemente perché è compito dell’adolescenza “rompere” la tipologia del legame stabilito fino a quel momento tra genitori e figli. Quanto è dolorosa la rottura, tanto lo è la sua mancanza.

Per crescere bisogna rompere il bozzolo. Punto. Ricordandoci l’adolescenza, forse riusciamo a capire meglio perché anche in età adulta ci spaventa la crescita e il cambiamento: è la fine di un mondo, non ci sono sinonimi.

Ma contemporaneamente è anche l’inizio di un nuovo mondo, inteso nel senso esistenziale. Cresce l’adolescente, ma cresciamo anche noi, come genitori e come persone. È proprio affrontare queste problematiche che ci fa crescere.

In tutti gli inizi sono contenute due dinamiche opposte: la paura dell’ignoto e l’eccitazione del nuovo. Ecco, un adolescente oscilla vistosamente tra queste due emozioni (paura ed eccitazione), e ha bisogno di imparare a gestirle. Tornerà utile in tutte le successive fasi della vita.

Compito del periodo adolescenziale è distaccarsi dai genitori, allontanarsi, rendersi autonomi in tutti i sensi: fisicamente, emotivamente e mentalmente. E contemporaneamente gli adolescenti si distaccano anche da se stessi come erano fino a poco fa. Il corpo stesso in alcuni periodi cambia così velocemente, che ci si trova estranei nella propria pelle. Non è facile, ammettiamolo (anche se magari noi non ce lo ricordiamo più). Ma non è facile nemmeno per un genitore (o altro familiare) trovarsi di persona davanti al “Caso del Dr. Jekyll e Mr. Hide”, dove a volte il primo pensiero che viene è quello di chiamare un esorcista.

Ecco, i 10 Segreti per educare un adolescente:

1. Essere presenti

Sembra banale, ma non lo è: ragazzi, anche se non vi sopportano, hanno bisogno di sapere che ci siete;

2. Porre i limiti

Hanno bisogno di sentirli per poterli forzare e misurarsi, calibrare il proprio comportamento;

3. Esprimere l’amore, qualsiasi cosa succeda

Questo è un punto molto importante, che può essere difficile da gestire: per i genitori troppo “appiccicosi” si tratta di contenersi un po’ e rendere l’espressione dell’affetto più discreta (ma tuttavia presente), mentre per i genitori poco espansivi si tratta di imparare a palesare l’affetto (con parole, gesti o con azioni concrete) senza mai usare la negazione dell’amore come ricatto…dite al figlio adolescente “Ti voglio bene” in tutti i modi;

4. Accettare le proprie imperfezioni

Gli adolescenti hanno bisogno di “massacrare” l’immagine dei genitori (fino a quel momento ritenuti degli supereroi) per sentirsi liberi di costruire la propria autostima “scollegata” da essi…tranquilli, dopo qualche anno tornerete ad essere “niente male”;

5. Essere autorevoli, ma non autoritari

Ragionate con loro sul perché dei “no”, in questo modo li aiutate a costruire le sinapsi nel cervello per fronteggiare le frustrazioni, oltre che a sviluppare la capacità di discernimento;

6. Ammettere i propri errori e se è il caso chiedere scusa

Non è il segno di debolezza o mancanza di autorità, ma di forza di carattere e coerenza (che gli adolescenti apprezzano molto), nonché di accettazione di poter sbagliare (se non lo accettiamo noi, da chi possono prendere esempio?), rimanendo amati lo stesso;

7. Motivarli

Non dandogli subito tutto quello che vogliono, ma creare le sfide da superare, il modo di “guadagnarsi, sudarsi” qualcosa che desiderano…ricordiamoci che il desiderio va coltivato, e si spegne laddove si ottiene tutto e subito;

8. Essere positivi riguardo il futuro

La frase che troppo spesso sento pronunciare, quasi automaticamente, “le cose vanno sempre peggio” magari è detta in buona fede perché si ha a cuore il benessere dei figli, ma di certo sortiscono l’effetto di privarli del coraggio di affrontare il futuro…e ricordiamoci che non ci possiamo sostituire a loro né tantomeno “proteggerli” dalla vita. Abbiamo il dovere di essere incoraggianti, se niente altro per puro rispetto verso le loro sfide, visto che noi, bene o male, le nostre le abbiamo superate;

9. Ascoltarli

Anche se tutto quel che hanno da dire è un fiume di parole più o meno indistinto in cui la frase chiave è “nessuno mi capisce”…è un modo lento e un po’ rocambolesco di capire qualcosa su se stessi;

10. Accettare i loro amici

Anche quando non ci piacciono; anzi se possibile farseli amici e cercare di non criticarli (otterremo un probabile effetto di rinforzare il loro attaccamento), semmai parlare e ragionare insieme dei loro comportamenti o problematiche. Il gruppo dei pari per un adolescente è praticamente la famiglia.

Qualche condivisione sull’esperienza adolescenziale, sia nel ruolo del genitore che del figlio? Aspetto i commenti, dopo l’ascolto del brano “Nessuno ti capisce”.