Tutti noi restiamo incantati di fronte alla vista di un giardino curato, anche quando è molto semplice.

Chi abita in città spesso va a fare una passeggiata nel giardino non solo per prendere una boccata d’aria, ma anche per prendere una “boccata di bellezza”, per ispirarsi o per scaricare la tensione.

Alcuni sono fortunati di averne uno proprio, e in quel caso possiamo osservare una grande varietà di modi di tenerlo, che suscita benessere, ammirazione, serenità, oppure indifferenza, senso di mediocrità o persino disagio o repulsione. Eppure, il punto di partenza è lo stesso: un terreno delimitato. La differenza la fa il modo in cui viene gestito.

Il giardino può rappresentare metaforicamente anche il nostro spazio delimitato: la nostra vita (tutta o solo un aspetto) oppure la nostra interiorità.

La crescita personale riguarda prevalentemente il lavoro sulla propria interiorità.

Perché è importante il lavoro sulla propria interiorità?

Perché determina come noi ci sentiamo, come ci sentono gli altri, come appariamo all’esterno, come ci relazioniamo agli altri, come gli altri si relazionano a noi e quali risultati raggiungiamo.

In breve, da quanto è bello il nostro giardino interiore dipende quale tipo di persone e quali avvenimenti saranno attratti verso di noi.

Se il nostro giardino è trascurato, è difficile che venga a fargli visita la persona dei nostri sogni. Inutile rincorrere e cercare di conquistare qualcuno o qualcosa che semplicemente ha un’altra qualità, al momento incompatibile.

Lo riassume bene lo scrittore Mario Quintana in questa bella frase: “Il segreto non è prendersi cura delle farfalle, ma prendersi cura del giardino affinché le farfalle vengano da te.”

Come possiamo curare il nostro giardino interiore? Ecco alcuni suggerimenti:

1. Poniti la domanda “Come è il mio giardino?”, ogni cura inizia con una buona diagnosi – questo, per iniziare, può tradursi nella domanda “Come è la mia vita in questo momento?”.

Possiamo iniziare con la descrizione dei fatti: cosa faccio ogni giorno e cosa raramente, quanto tempo dedico a quali tipi di attività, mi piace o no quello che faccio, con quali persone mi circondo, quali sono le mie priorità, quanto amo la mia vita così com’è, a prescindere dal livello di difficoltà che sto attraversando, quante erbacce ci sono, è rigoglioso, troppo pieno oppure deserto e altre informazioni che ci vengono in mente. A volte questa domanda ci sprona a vedere per la prima volta qualcosa di cui non ci accorgevamo;

2. Che cosa mi piacerebbe togliere?

Ogni lavoro in qualsiasi ambito inizia con la pulizia. Forse l’elenco avrà solo qualche piccolo dettaglio, forse sarà lungo e pieno di “grossi lavori da fare”, a volte di lavori strutturali. In ogni caso, bisogna tenere a mente che fare una cosa alla volta risulta sempre la strategia vincente. Specialmente se si tratta di qualcosa che richiede del tempo. Ogni cosa che si trova nella nostra vita, in questo momento, ha una sua storia e spesso il lavoro principale da fare è rendersi conto che ora è solo storia;

3. Cosa mi piacerebbe aggiungere?

Tutto ciò che realizziamo inizia con l’immaginazione. Anche se quel che vorrei aggiungere è grande e complesso, l’immaginazione è importante per mantenere la perseveranza di poterlo fare e portarlo a termine. Vorrei imparare qualcosa di nuovo? O conoscere le nuove persone? O trovare un partner? Iniziare una nuova attività? Fare un viaggio che rimandavo da anni? Passare più tempo con gli amici? Mettere al mondo un figlio? Iniziare a dipingere?

4. Quali sono le cose che non posso cambiare?

E quindi il lavoro principale è accettarle e cercare di costruire intorno al vincolo il giardino in modo più creativo possibile – per esempio, avere un handicap di qualche tipo non può essere cambiato, ma può dare origine alla costruzione di un modo di vivere ricco di originalità e di forza interiore. Avere un figlio vincola la modalità di vivere a lungo termine, ma offre opportunità di esperienze quanto sfidanti tanto soddisfacenti;

5. Quante zanzare ci sono nel mio giardino e quante farfalle?

Questa è una domanda che riguarda molto l’aspetto mentale ed emotivo della nostra vita. I pensieri disturbanti non sono forse paragonabili alle zanzare che ci ronzano intorno e non ci permettono di godere la vita o alle emozioni spiacevoli che non riusciamo a lasciar andare? I pensieri costruttivi e le emozioni positive, a partire dalla semplice gratitudine e l’amore, non sono forse paragonabili alle bellissime farfalle che provocano il sorriso e la gioia appena appaiono?

E tu, hai le tue “ricette” per curare il tuo giardino interiore? Condividile nei commenti!