La paura è parte integrante della vita.
A prescindere dai miti, non esiste nessun essere umano che non abbia le paure. Tutti le incontriamo continuamente sul nostro cammino nel viaggio della vita e non è possibile evitarle. Ognuno ne ha di diverse, e diverse sono nei vari periodi che attraversiamo mentre siamo impegnati in questa avventura chiamata vita.
Alcune paure sono fisiologiche, riguardano la sicurezza personale, il sentimento del pericolo, e servono a preservarci dagli incidenti evitabili, e quindi sono a dir poco utili, oltre che giustificate. Se non provassimo alcun tipo di timore nelle situazioni pericolose, potremmo commettere delle imprudenze fatali, esporre la vita o la salute (nostra o altrui) al serio pericolo.
Ci sono anche le paure che non corrispondono a nessuna situazione precisa: paure vaghe, irragionevoli, paure di avvenimenti che potrebbero eventualmente prodursi, ma che appaiono poco probabili; paura di una malattia che non si è assolutamente manifestata, paura della morte di una persona cara che è in piena salute. Queste paure sono assai più numerose, e sono la fonte di problemi per la maggioranza delle persone. In realtà, la maggioranza delle nostre paure nel corso della vita sono di questo tipo: le potremmo definire ingiustificate.
Gran parte delle paure dell’uomo moderno sono infondate. Si annidano in ogni angolo dell’esistenza e la invadono progressivamente. In quel senso la paura diventa una forza negativa.
A prescindere dal fatto se giustificate o meno, tutte le paure giocano un ruolo enorme nel processo evolutivo. La loro funzione principale è quella di essere affrontate e superate. Ed il solo fatto di farlo, produce un salto evolutivo.
Sta ad ogni individuo fare i conti con le proprie paure: la stessa paura può essere usata per evolvere o per diventare stagnante nella realtà (vedi l’articolo sulla zona di comfort).
La cosa importante da sapere è che la paura è una forza controllabile. Crescerà e diminuirà a seconda di come si pensa e sente attraverso la vita.
È importante innanzitutto non evitare la paura, ma dovrebbe essere manifesta. È molto importante ammettere a se stessi di avere paura di qualcosa.
Affrontarla direttamente ed esaminare le sue caratteristiche. Dopo un esame attento, si può capire che spesso sono le nostre insicurezze che le alimentano facendole crescere di più.
La paura ha solo il potere le si dà. Che le diamo noi personalmente, e nessun altro. La maggior parte delle esperienze spaventose sono una creazione dei nostri pensieri nei confronti di una situazione che si sta svolgendo. Ma possiamo fermare la caduta di energia e vedere che è possibile superare il dilemma che ci assilla.
Possiamo decidere di diminuire le immagini che si creano nella nostra mente. Molto spesso, così facendo, si potrebbe scoprire che la paura non è poi così difficile. Vedere con chiarezza aiuta a ridimensionare le paure e rispondere adeguatamente.
Ognuno di noi ha l’opportunità di scoprire e superare le proprie paure, attraverso gli eventi in cui siamo coinvolti, le persone che incontriamo, le sfide che ci si parano davanti, le decisioni da prendere, scelte da fare, nuove emozioni suscitate.
Siano essi reali o immaginari, l’elemento di coraggio è necessario per superare gli ostacoli che rappresenta la paura.
Le paure sono esattamente questo: gli ostacoli. Dietro ogni ostacolo che incontriamo nella vita si nasconde una nostra paura. L’errore che facciamo troppo spesso è quello di fermarci all’ostacolo, considerandolo esclusivamente esteriore e dichiarandolo magari anche impossibile di rimuovere. Ma se ci facciamo qualche domanda in più, e soprattutto se rispondiamo sinceramente, ci si svela il suo vero volto: una nostra paura. Affrontandola, l’ostacolo si ridimensiona o scompare del tutto. È possibile fare i progressi anche facendo inversamente: partire dall’azione per rimuovere l’ostacolo per trovarsi, quasi senza accorgersene, con una paura in meno.
È importante prima di tutto avere un pensiero chiaro, non permettendo alle immagini di prendere piede all’interno della psiche. Un momento difficile (che abbiamo creato noi, che ci crediate o no) può essere superato dal nostro atteggiamento di essere centrati e coraggiosi.
Possiamo decidere di scavare in profondità per la semplice volontà di essere coraggiosi. Scegliere di agire con forza positiva, neutralizzando così la paura. Sì, il coraggio è un atto di volontà. Come lo è il perdono.
La paura ci segue fino a quando non le viene detto di lasciarci, e lo possiamo dire solo noi stessi (anche se qualcuno ci incoraggia, siamo sempre noi a dare il “la”). La paura nutre la tensione all’interno, provocando il caos al nostro vissuto esteriore.
Il coraggio è vivo e vegeto dentro ognuno di noi. Nessuno ne è senza. È una potente qualità personale, che può essere nutrita e allenata (esattamente allo stesso modo in cui nutriamo e alleniamo le nostre paure). Il coraggio può crescere o diminuire, a seconda del nostro atteggiamento e le scelte che facciamo. Possiamo essere pieni di paure o pieni di coraggio.
Con l’intenzione solida possiamo creare tranquillità e facilitare l’espressione di coraggio. Spetta a noi farlo.
Azione positiva, non la reazione timorosa. Ti saluto con la canzone “il coraggio che non c’è” di Laura Pausini, sentila sino alla fine!
Buongiorno, sono una ragazza che ha tante paure per via di una infanzia non felice. Ho avuto un trauma da piccola e nessuno mi hai mai spiegato che ognuno di noi ha una parte emozionale oltre a quella razionale. Ho vissuto nella paura di morire per tanti anni perché non sono mai stata per intero con me stessa,lasciando la parte emotiva da sola non sapendo neppure che esistesse e dove fosse e avendo tantissima ansia. Ogni giorno faccio un esercizio che è quello di pensare di avere accanto a me, me bambina e così subito mi sento intera ma non riesco ad essere intera in modo continuativo quando devo svolgere attività come fanno tutte le persone. Devo lavorare, non so come fare, ho enormi difficoltà. Esiste un atteggiamento diverso che posso assumere da quello che sto già adottando e che mi possa aiutare di più?
Vi ringrazio dell’attenzione
Cara Alessia,
è molto bello il tuo esercizio quotidiano di abbracciare la bambina interiore. Non mi è del tutto chiaro cosa intendi quando dici “essere intera in modo continuativo quando devo svolgere attività”. Che tipo di difficoltà provi? In relazione a che cosa? In un tipo di attività specifico? Cosa provi invece quando dici di sentirti intera? In assenza di informazioni dettagliate non è possibile rispondere alla tua domanda sull’atteggiamento che potrebbe aiutarti a superare le difficoltà di cui parli.
In attesa delle tue informazioni aggiuntive,
Un abbraccio! E una carezza alla tua bambina interiore.
Grazie della risposta.
Spiego meglio :
Quando parlo di essere intera mi riferisco al fatto di riuscire io a tenere sotto controllo la parte emotiva ( ovvero la bambina interiore di cui non sapevo l’esistenza) e la parte razionale (me “adulta, in parte” e responsabile), cosa che riesco a fare solo dopo aver fatto l’esercizio che ho raccontato e in più anche quando tengo un pugno stretto della mano, che fa ricordare a me stessa di avere una bambina accanto (lo faccio anche per tante ore al giorno se mi serve concentrazione per studiare).
In questo caso, io mi sento serena perché mi ritrovo intera ovvero attenta, capace di decidere in modo autonomo e maturo e ciò mi fa stare bene perché ottengo buoni risultati in ciò che faccio (in questo momento, nello studio ma anche in altre attività).
Mi capita anche di “mollare la presa” ovvero lasciar andare una parte di me (non ho capito bene quale) senza accorgermene, senza farlo apposta, forse mi dimentico della presenza della bambina interiore; na non so stare intera con me stessa in modo continuativo. E quando ciò avviene, è come se rimanessi sola io bambina e inizio ad avere ansia, agitazione, paura, smarrimento e inizio a pensare a cosa è giusto e a cosa è sbagliato e a cosa devo fare, se sto perdendo tempo, ecc. E se in questo secondo caso mi trovo ad affrontare una situazione a lavoro, fare una scelta, o qualunque cosa che richieda attenzione e un minimo di maturità, mi comporto in modo infantile agendo in modo un po’ “automatico” perché non so essere intera in modo continuativo. Appena mi rendo conto di ciò, mi basta rifare gli esercizi per ritornare attenta.
Non so se C’è un modo migliore per essere ogni giorno interi con se stessi.
Ho paura che quando dovrò lavorare e fare qualcosa di impegnativo per tante ore o anche percorrere un bel po’ di strada con la macchina, non riuscirò ad essere adulta e farò “errori”, perderò tempo, non avendo mai saputo come si fa ad essere interi e come si fa ad ascoltarsi per essere interi, uniti in una sola persona (parte razionale e parte emotiva che collaborano) senza procurare a se stessi stanchezza e quindi perdita di tempo, ansia ed infelicita’.
Grazie dell’attenzione
Alessia
Cara Alessia,
Se ho capito bene quel che hai descritto, sembra che tu abbia interiorizzato molto bene la presenza sia della tua parte bambina sia della tua parte adulta (e questo probabilmente è quel che tu chiami “essere intera”). Sai anche dare spazio ad entrambe, e ti sei allenata in questo. Il tuo problema al momento sembra essere solo uno: fidarti di te. Stai tentando di tenere sotto controllo la tua parte bambina, il che equivale al voler ritornare al vecchio problema (e infatti, la tua parte bambina si ribella, imponendoti di comportarti in modo infantile). Hai bisogno di fidarti del fatto che la tua parte bambina e la tua parte adulta sono in perfetta sintonia e sanno quando è il momento per ciascuno di “entrare in scena”. L’ansia è il sintomo del tentativo di pre-vedere il futuro; ma il futuro non può essere pre-visto, gli si può solo dare spazio per essere vissuto. Comincia ad ignorare la paura di perdere tempo e di fare gli errori. Alle prove generali dello spettacolo dell’interezza qualche errore è permesso e comprensibile: il pubblico non ci fa caso.
Rilassati e goditi la creazione di te stessa: avviene in ogni momento. Come per tutti noi.
Un abbraccio!