Tutti vorremmo essere trattati con gentilezza.
Da chiunque incontriamo nella nostra quotidianità, compresi quei prefetti sconosciuti che incrociamo al supermercato, ma soprattutto dalle persone che ci sono vicine (i partner, i membri della famiglia, gli amici, i colleghi di lavoro, ecc.).
Ma questo desiderio comune non è poi così comunemente esaudito (del resto, se fosse esaudito, non sarebbe un desiderio).
Come mai?
Dove è finito il principio “Fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te”?
Questo principio, chiamato anche “Regola d’Oro” è in realtà uno dei più importanti messaggi di Gesù riportati nella Bibbia.
Ma, al di fuori di riferimenti religiosi, è un semplice buon senso. Ed anche la regola di chiunque sia impegnato nella crescita personale o nel lavoro spirituale: dai prima tu agli altri ciò che vorresti ricevere.
Ecco, che qui casca l’asino: e se quegli “altri” riguarda in realtà me? Ovvero, se sono io la persona a cui dare?
Questo è un particolare che spesso ci sfugge.
Del resto, come tutte le cose che ci stanno “sotto il naso”.
Ed ecco che arriviamo a una domanda di riflessione: è possibile essere davvero gentili con gli altri se non lo siamo con noi stessi?
Intendo soprattutto la gentilezza autentica, sappiamo quanta gentilezza “formale” (o ipocrita, come qualcuno ama definirla) c’è in giro, anche se meglio pure quella che la sgraziata sgrabatezza.
È fondamentale allenarci ad osservare come ci stiamo trattando.
Perché il più delle volte non ne siamo consapevoli.
E, ormai sappiamo, quello di cui non siamo consapevoli non possiamo cambiarlo.
Vediamo 5 modi di essere gentili con se stessi:
1. Riconoscere e rispettare i propri sentimenti
Questo significa essere empatici con se stessi: non è facile esserlo con gli altri, e non lo è neanche con noi.
Facilmente trascuriamo di ammettere come ci siamo sentiti in una certa situazione (per motivi più svariati e certe volte impensabili), ci neghiamo di provare certe emozioni e reprimendole ci induciamo a creare uno stress di diversa intensità.
Per poi estendere lo stress su chi ci sta accanto e, dulcis in fundo, pretendere che gli altri ci diano quello che ci siamo negati. Un bel rebus!
2. Riconoscere e rispettare i propri bisogni
Se ho bisogno di riposare, è un atto gentile permettermelo invece di lustrare casa, uscire soltanto perché me l’ha chiesto qualcuno e non voglio deluderlo con un “no” o costringermi a fare il lavoro extra a casa per ricevere una lode dal capo.
3. Usare solo le parole gentili con se stessi
Quanti di noi si accorgono quando stanno usando il linguaggio “brutto” parlando tra sé e sé o anche a voce alta? “Sono una frana!”, “Che stupido che sono!”, “Sono brutta!” e via dicendo. Solo un modo di dire?
Proviamo ad immaginare come ci sentiremmo se qualcun altro ci indirizzasse le stesse frasi…in alcuni casi forse avremmo persino sporto la denuncia.
4. Essere grati a se stessi
Più facilmente esprimiamo la gratitudine verso gli altri che verso noi stessi. Ma, proviamoci! Hai mai pensato come sarebbe se ti dicessi un semplice: “Grazie di esistere”?
5. Dare attenzione a se stessi
Mano sul cuore: quanto spesso siamo distratti con noi stessi? Sappiamo rispondere alla domanda a bruciapelo del tipo: “Cosa desideri per il tuo compleanno?” oppure: “Cosa ti renderebbe felice in questo momento?”. Attenzione è amore.
E tu, come te la cavi con la gentilezza verso la persona più importante nella tua vita: te? Dimmelo nei commenti!