Nella nostra società contemporanea la fantasia viene generalmente considerata in un’accezione svalutante, quando non negativa.
“Hai troppa fantasia!”
“Stai fantasticando, metti i piedi per terra!”
“Queste sono solo fantasie!”
“Perdi tempo a fantasticare, invece di fare qualcosa di utile.”
Il ragionamento sottostante questo atteggiamento è duplice: quello di non essere produttivi, o almeno di non esserlo abbastanza, e quello che fantasticare sia irragionevole.
La produttività a tutti i costi è uno dei dettami della nostra società, tanto da sfociare spesso nella compulsività.
All’obiezione sull’irragionevolezza si potrebbe rispondere con l’invito a riflettere su queste parole di J. R. R. Tolkien: “La fantasia è una naturale attività umana, la quale certamente non distrugge e neppure reca offesa alla Ragione, né smussa l’appetito per la verità scientifica, di cui non ottunde la percezione.
Al contrario: più acuta e chiara è la ragione, e migliori fantasie produrrà.”
Alcuni avranno da ridire, asserendo che era uno scrittore, e quindi anche lui “solo” uno piuttosto fantasioso.
A parte che, per essere uno scrittore non basta la fantasia ma è necessaria anche una forte razionalità unita all’enorme disciplina, Tolkien era anche un filologo, glottoteta, accademico e linguista. Della ragione se ne intendeva, eccome.
Ogni scienziato di spessore concorda sull’importanza della fantasia per arrivare alle scoperte scientifiche. Il nuovo e diverso viene scoperto solo quando siamo in grado di immaginarlo possibile.
Come spesso accade, l’etimologia di una parola ci aiuta a comprenderla profondamente non solo nel significato verbale ma anche in quello che rappresenta metaforicamente come concetto.
L’etimologia della parola fantasia si ricollega al latino phantasia, proveniente dal greco, cui significato è “apparizione, manifestazione” a sua volta derivante dalla parola “mostrare”.
Quindi, la parola fantasia indica la facoltà della mente di rappresentarsi, di mostrare, di far apparire a sé stessa, in piena libertà, immagini, scene, fatti, storie, a prescindere se siano reali o credibili.
La fantasia è un’attività di estrema importanza, non solo per le “grandi menti” artistiche o scientifiche, ma anche per la quotidianità.
Infatti, la usiamo continuamente nella quotidianità pur non essendone consapevoli. Per esempio, l’ansia proviene dall’uso della fantasia in modo negativo, per dirne una.
Che ci piaccia ammetterlo o no, usiamo il più delle volte la fantasia come la nostra nemica e gli unici che la usano come alleata sono coloro accusati di essere “poco pratici” (per usare un eufemismo).
Vediamo come possiamo trasformare la fantasia in un’alleata:
1. Quando ci rendiamo conto di essere preoccupati per qualcosa, consapevolizzare che in realtà stiamo usando la fantasia in modo negativo (distruttivo), prefigurandoci gli esiti negativi, e questa consapevolezza di per sé ha un valore nel processo di crescita personale in quanto ci ricorda di scegliere;
2. La consapevolezza ci dà l’opportunità di trasformare la preoccupazione nell’uso positivo (costruttivo) della fantasia in due modi: sforzandoci di immaginare gli esiti positivi possibili e occupandocene concretamente dell’oggetto di preoccupazione;
3. Creare l’abitudine di fantasticare deliberatamente almeno 15 minuti al giorno su come ci piacerebbe vivere la nostra vita: si tratta di una vera e propria attività di progettazione, anche se non sembra tale, e inoltre favorisce la concentrazione;
4. Pensare ad una cosa impossibile e fantasticare sulla sua realizzazione: contribuisce all’acquisizione dell’atteggiamento di problem solving;
5. Fantasticare su quel che ci provoca piacere è una pratica di empowerment: alza il nostro livello di umore, di motivazione e le nostre vibrazioni, contribuendo all’aumento dell’autostima;
6. Prendere abitudine di fantasticare mentre facciamo qualche azione concreta, magari quelle ripetitive e tendenzialmente noiose: in questo modo associamo la fantasia e la concretezza, essenziale per realizzare le fantasie (creare la connessione tra il livello mentale e il livello fisico);
7. Prendere decisioni ispirate dalla fantasia costruttiva, invece di quelle suggerite dal freddo calcolo: contengono la carica emotiva necessaria per la realizzazione e contengono in sé il seme della soddisfazione invece che della frustrazione;
8. Ispirarsi ai bambini, che sanno usare liberamente la fantasia, ed è una loro potente alleata nel processo dell’apprendimento;
9. Usare le fantasie negative (distruttive) come indicatore delle problematiche su cui lavorare: se mi sorprendo a fantasticare sul tradimento del mio partner, per esempio, potrei rivedere il mio aspetto fisico che forse non mi piace, rivedere la mia comunicazione con il partner che potrebbe essere carente, rivedere le mie insicurezze su cui non avevo mai riflettuto, e così via.
E tu, ti ritrovi qualche volta a fantasticare o sei di quelli che credono sia inutile o dannoso? Dimmelo nei commenti!