Nella nostra cultura il pensiero logico è dominante. Senza dubbio ha una grande utilità nel destreggiarsi attraverso la complessità della vita quotidiana.

Aiuta a orientarsi nella società, tanto più quanto essa è complessa. La struttura sociale è organizzata secondo una certa logica che facilita la condivisione e quindi un funzionamento efficace. Suddivisione dei ruoli avviene all’interno dei precisi criteri logici. La pianificazione avviene secondo una certa logica adottata, riferita sia alle esperienze passate che alla progettualità per il futuro.

Nelle realtà lavorative è di solito ben visibile la logica secondo la quale sono organizzate, tanto che essa condiziona anche il tipo di personale che viene impiegato e la tipologia di utenti.

Anche nella vita individuale di ciascuno vige una certa logica, a partire dalle regole all’interno della casa e della famiglia in cui si nasce e sviluppa. Man mano che si cresce si delinea la logica con la quale vengono adottate le scelte di un certo tipo piuttosto che altre.

La logica individuale viene assunta, spesso in maniera non del tutto consapevole, nelle convinzioni, credenze e schemi mentali.

Essi a volte mutano a seconda delle fasi della vita in cui ci si trova e delle variabili che interferiscono nella quotidianità. Possono cambiare in qualsiasi momento – e questo sarebbe anche auspicabile – ma il più delle volte tendono a cronicizzarsi e diventare talmente rigidi che invece di essere facilitanti nell’ottimizzazione delle nostre risorse vitali, diventano ostacolanti e altamente disfunzionali.

Così spesso capita di diventare prigionieri del nostro ragionamento mentale e del modo logico di gestire le scelte di vita, ne sappiamo qualcosa sulle trappole della zona di comfort. Perché alla fine di questo si tratta: la vita viene costruita tramite le scelte che continuamente siamo chiamati ad effettuare nella quotidianità. Non sempre ne siamo consapevoli di ciò, ma non cambia il fatto che stiamo continuamente scegliendo.

Perché prigionieri? Perché la logica tende ad essere ripetitiva. E se la ripetitività può essere utile nelle operazioni prevedibili e scelte basate sui criteri semplici, in tutte le altre situazioni può essere limitante. Può portare alla rigidità eccessiva, che semplicemente ostacola la flessibilità quando necessaria per affrontare o anche generare un cambiamento.

Quante volte ci siamo trovati ad effettuare una scelta logica, che si è dimostrata completamente sbagliata?

Quante volte ci siamo trovati ad un vicolo cieco quando secondo tutti i calcoli dovevamo arrivare a conquistare una meta ambiziosa?

Quante volte ci siamo pentiti per aver scelto di ascoltare un consiglio che era logico ma che si è dimostrato un disastro?

Quante volte abbiamo adottato una linea di condotta che logicamente ci avrebbe dovuto portare un vantaggio, che alla fine ci ha arrecato un danno?

E in buona parte di quei casi, nostro malgrado, abbiamo dovuto ammettere di aver avuto “un sentore”, una “vocina interiore”, una sensazione che contrastava la logica, ma non l’abbiamo ascoltata.

Appunto, perché era illogica. Se l’avessimo ascoltata sarebbe stata la cosa migliore, come lo ha poi dimostrato l’esperienza successiva.

Pensiero logico-razionale può trarre in inganno e inoltre e suscettibile alle manipolazioni altrui. Senza contare il fatto che sia possibile persuaderci che una cosa vada bene per noi anche se non lo sentiamo intimamente vero o non ci porta un reale benessere.

Ammettiamolo, abbiamo il terrore di tradire la logica. Perché la logica ci dà l’illusione della sicurezza, alla quale l’essere umano è molto affezionato e che in fin dei conti ha la funzione utile alla sopravvivenza. Posto che la vita non è fatta soltanto di sopravvivenza ma anche di evoluzione, la sicurezza non può essere l’unico criterio e la certezza una pretesa sempre da soddisfare.

Quando è utile invece, sempre ai fini di sopravvivenza, tradire la logica?

– Quando abbiamo una istintiva sensazione negativa, spesso avvertita a livello corporeo come fastidio di qualche tipo, anche se apparentemente non c’è nessun motivo logico;

– Quando abbiamo una sensazione positiva “a pelle”, sostenuta da una sensazione confortevole a livello corporeo, anche se razionalmente inspiegabile o addirittura contrastante con le nostre decisioni logiche;

– Quando si tratta di decisioni in un campo in cui siamo esperti;

– Quando inspiegabilmente qualcosa si frappone ripetutamente impedendoci a procedere secondo un piano prestabilito, e nonostante gli sforzi non si riesce a procedere;

– Quando dobbiamo continuamente forzare qualcosa per farlo funzionare, in qualsiasi ambito;

– Quando è necessaria una decisione riguardante molti fattori coinvolti;

– Quando c’è da cogliere una nuova opportunità;

– Quando si tratta l’invenzione o effettuare un’innovazione, occorre utilizzare il pensiero divergente tipico dei processi creativi, indispensabili in ambito anche tecnologico (considerato anche logico).

In realtà, il pensiero analitico è coinvolto sia nei processi logici che nei processi intuitivi, solo che la modalità di analisi avviene a livelli di consapevolezza molto diversi.

È per questo che sembra ribaltare la situazione improvvisamente senza motivo. Farsi coraggio e tradire la logica qualche volta non è poi così spericolato. A volte le cose migliori arrivano quando meno te l’aspetti. Provare per credere.

E tu, riesci a tradire la logica ogni tanto? In quali situazioni? Raccontalo nei commenti!