A chi non è successo di sentirsi dire uno di questi due tipi di commenti: “Però dovresti essere più tollerante, sei troppo intollerante!” oppure “Ma tu sei troppo tollerante!”.

Due atteggiamenti opposti intorno al termine “tolleranza”, nella nostra cultura piuttosto strausato ultimamente. Ed anche pieno di contraddizioni. Come sempre, le contraddizioni spesso nascono dalla confusione intorno a un certo termine e al significato che gli diamo.

Ma cosa significa la tolleranza?

Il termine deriva dal latino “tolerare”, che significa “sopportare”. Quindi, presuppone come oggetto non il bene ma qualcosa di “male” o sgradevole che si sopporta in funzione di qualche necessità, una specie di concessione. L’uso del termine nasce nel contesto religioso, e solo più tardi si estende al contesto politico in riferimento alla convivenza civile.

Questa accezione della parola tolleranza, riferita alla convivenza civile, è quella che causa maggior confusione e lascia spazio a fraintendimenti e interpretazioni opposte, tra cui spicca la classica “La mia libertà finisce dove comincia la tua”. Si intende in riferimento a idee, a opinioni, al credo.

E qui siamo sul terreno del “chi ha ragione e chi torto”, così caro a coloro che vogliono avere ragione a tutti i costi. Tutto nel nome della rivendicazione della libertà e della tolleranza, che però con lo stesso atto di voler prevaricare con la sua ragione sull’altro (nel torto) già passa nell’intolleranza e nella violazione della libertà dell’altro.

Se io affermo che tollero qualcuno o qualcosa, sottintendo che io sia nel giusto e la controparte nel torto (e di conseguenza, potendo da estirpare). Se io tollero, mi metto in posizione di superiorità.

Questo porta a quel che il filosofo Karl Popper ha chiamato il paradosso della tolleranza, in cui una società (o qualunque contesto), per continuare a considerarsi tollerante non deve tollerare gli intolleranti perché potrebbero minacciare quel che è da essa stabilito come tollerante. E quindi, di fatto diventa intollerante.

Sembra una barzelletta, uno scioglilingua, ma non lo è. Ci si fanno le guerre per questi dettagli, da quelle mondiali a quelle di convivenza in coppia.

Paradossalmente, si era più tolleranti culturalmente e mentalmente quando, nei tempi storici pregressi, non si parlava di tolleranza ma la si praticava di fatto.

Un’altra accezione del termine tolleranza si riferisce alla radice più profonda della parola: “tollere”, con il significato del “sollevare, sostenere, reggere”. Ed ecco che parliamo del tollerare un dolore, un’attesa, una frustrazione, un’emozione particolare (nella maggioranza dei casi spiacevole, ma anche se sembra illogico -e lo è – possiamo non riuscire a tollerare la gioia, il piacere o la felicità).

E qui siamo sul terreno individuale, intimo, personale. Qui non c’è la competizione per accaparrarsi il vantaggio sull’altro (anche se a livello psicologico possiamo sempre fare una guerra interiore, e spesso lo facciamo, ma è un capitolo a parte da approfondire ed esplorare attraverso il coaching o la consulenza di altra figura di aiuto).

Non riuscire a tollerare qualcosa che ci è sgradevole spesso è la causa di molti blocchi nella crescita personale ed è la causa di enormi problemi in uno o più aree della propria vita, quindi risulta dannoso.

Un’altra problematica ancora è tollerare troppo qualcosa, che è la questione del non saper porre i limiti (a se stessi o agli altri): parte in realtà dall’incapacità di tollerare qualche emozione che ci è sgradevole per finire a farci tollerare le emozioni sgradevoli di un altro tipo. In fin dei conti, risulta dannoso lo stesso.

Insomma, intricata la questione di qualcosa che sembra un’innocua parola quotidiana!

Come se ne esce da questo labirinto?

La parola chiave è una per tutte le categorie elencate: accettazione.

Semplice. Ma noi che siamo sulla strada della crescita personale sappiamo quanto sia difficile metterla in pratica. E’ una grande sfida.

Lavorare sull’accettazione di ciò che abbiamo classificato come spiacevole, mal sopportato o dannoso ci porta ad una crescita esponenziale sul percorso evolutivo, personale e relazionale. Provare per credere!

E tu, quanto sei tollerante o intollerante? Raccontami nei commenti!