Il concetto di fiducia è molto presente nella quotidianità, ed è complesso e articolato molto più di quanto si pensi.
Tocca la sfera molto intima perfino quando espresso in riferimento alla vita pubblica e sociale, sia quando riferito alle persone che ai concetti astratti.
Possiamo parlare della fiducia in se stessi, in Dio, negli uomini, nella scienza, nella società, nel partner, nei collaboratori, nella vittoria, nella propria stella, nel destino, nei governi, nell’avvenire, nell’esito di un’impresa, nei sogni, idee o progetti… Può essere illimitata, cieca, incondizionata, dubbia, scarsa, assente, elargita, negata, persa, tradita, guadagnata, ispirata, abusata, costruita o distrutta, nutrita o riposta male.
Ma è comunque fragile.
Da maneggiare con cura.
Quando la si perde, tutto crolla e può farci sentire abbattuti da stanchezza, disperazione, solitudine, sofferenza, dolore e dispiacere più profondi.
Quando è salda, letteralmente regge il mondo sulla punta di uno spillo.
Nei conflitti e nelle difficoltà relazionali emerge quasi sempre il problema della fiducia, questo anche e soprattutto in riferimento alla relazione con se stessi (che condiziona la relazione con gli altri).
La parola deriva dal verbo latino fidĕre con il significato di «fidare, confidare» e sta a significare principalmente “atteggiamento, verso altri o verso sé stessi, che risulta da una valutazione positiva di fatti, circostanze, relazioni, per cui si confida nelle altrui o proprie possibilità, e che generalmente produce un sentimento di sicurezza e tranquillità” (Treccani).
La vita è costellata dalle prove di fiducia: in sé stessi, negli altri, negli eventi e nella vita stessa, spesso rappresentata in Dio.
Il contrario della fiducia è il dubbio.
Quotidianamente nel nostro intimo siamo messi alle prove, più o meno difficili, che mettono in dubbio le nostre forze, la resistenza, le speranze, il coraggio, il nostro valore o il valore di ciò che facciamo, il rapporto con gli altri o con le nostre decisioni. Il dubbio fa sì che concentriamo la nostra attenzione sul problema. Nelle nostre ore più buie, generate dal dubbio, scopriamo le nostre peggiori paure, ma se le affrontiamo possiamo scoprire una nuova fiducia, speranza e sicurezza.
Dipende da noi, e da come gestiamo il rapporto con le prove. I tradimenti, le esperienze difficili o traumatiche, le sconfitte, gli insuccessi, le perdite di qualsiasi genere, gli ostacoli da superare, mettono a dura prova la nostra fiducia in ogni ambito possibile: quando progetti vanno a monte, le cose che speravamo non si verificano, le promesse sono deluse, le vittorie a lungo agognate non arrivano. Ma è proprio l’accettazione del dolore come parte integrante della crescita che ci rende sempre più maturi e più sicuri di poter affrontare qualsiasi esperienza senza esserne distrutti. Esporre la nostra vulnerabilità.
Il significato di tutto questo può riassumersi nel messaggio: “Distogli lo sguardo dai problemi e dalle afflizioni, e ricorda a te stesso le tue risorse, uscirai dalla tua prova come vincitore. Svilupperai la costanza. Avrai una vera consapevolezza interiore e non temerai più nessuna avversità”.
Non è utile arrabbiarci con l’altro o con le circostanze perché abbiamo compreso che non ci sono garanzie assolute e le prove più difficili devono essere accettate come comuni a tutti gli uomini. I problemi e le prove spesso seguono grandi passi in avanti.
In molti abbiamo un rapporto complesso con il concetto di fiducia: chi la perde facilmente, chi la mantiene salda e incrollabile, chi non ha fiducia in se stesso, chi non ripone fiducia negli altri e chi non ha nemmeno molta fiducia nella vita (avete presenti quelle persone che sono “preventivamente” sfiduciate o diffidenti?). Generalmente queste categorie sono interconnesse e a vicenda si possono rinforzare o indebolire.
La fiducia in noi stessi è comunque il pilastro su cui poggia la gran parte di tutto il resto. Più è solida, meno facilmente crolliamo e meno facilmente viene intaccata la fiducia in altri ambiti; essa si costruisce e si rinforza un mattone alla volta nel corso di varie esperienze in grado di darci le conferme. Nessuno possiede un’incrollabile fiducia in sé per tutto il tempo e in tutte le occasioni, è umano attraversare momenti di dubbio e di incertezza.
Anzi, è proprio attraversando questi momenti e superandoli che impariamo a crescere e rafforzare i nostri lati migliori (e gestire quelli deboli), la sicurezza,il coraggio e in sostanza la capacità di allargare la nostra zona di comfort.
La fiducia si sviluppa aprendosi ad esperienze nuove; ciascuna di esse aiuta a scoprire il proprio valore.
La fiducia che riponiamo in noi stessi influenza i nostri pensieri, le azioni, le scelte che facciamo.
La fiducia in sé è un segno di forza, e permette di osare e affrontare le sfide, e viceversa: si acquisisce fiducia a forza di osare ad essere. Si crea un circolo virtuoso: quando osiamo, sviluppiamo la fiducia in noi stessi e questo ci aiuta ad osare di più, ad affermarci con più scioltezza, ad esprimerci meglio, ad acquisire più leggerezza nei confronti di se stessi e nei confronti degli altri, ad essere più liberi e concedere più libertà agli altri.
Il bisogno di controllo, su se stessi o sugli altri, proviene dalla paura. La fiducia proviene dal coraggio.
La fiducia genera un’immagine positiva di se stessi e degli altri, ed è particolarmente importante in tutti i tipi di rapporti (nel rapporto tra genitori e figli nella fase della loro crescita forma la fiducia di base).
Coloro che hanno un’immagine positiva sono in grado di godersi la vita, di gestire le situazioni difficili e di sentire di condurre la vita di successo, a prescindere da cosa sia il successo per loro.
E tu? Che rapporto hai con la fiducia? Raccontami nei commenti!
Ottimo !
Condivido in pagina 😉
Grazie dell’apprezzamento Davide!
Ciao Pierluigi,
è un po’ che non ci sentiamo. Sino a circa 2 anni fa’, o poco meno, ti scrivevo per questioni legate al recupero di un rapporto con una ragazza con cui avevo avuto una relazione. Come poi avevamo condiviso, il rapporto non aveva avuto seguito e, su tuo consiglio, avevo iniziato il mio percorso del guerriero. Ad oggi, dopo le varie fasi dello stesso, posso dirti che da metà di quest’anno avevo iniziato, finalmente, a mettere i primi mattoni della mia rinascita. Acquisendo sempre più fiducia in me stesso, nelle mie qualità e, quindi, potenzialità. Il lavoro è stato uno dei punti cardine su cui ho deciso, nel mio percorso, di costruire determinate certezze. La parte più difficile, ovviamente, rimangono i rapporti personali. insomma, riuscire a mettersi “gioco”. Da questo lato, ho notato che, dopo l’ultima esperienza, sembra che qualcosa di irrisolto sia rimasto. Mi sono visto affrontare situazioni relative a concquiste “sporadiche” con grande disinvoltura, ma ogni volta che ho avuto un interesse particolare per qualche persona, non ho saputo esser me stesso e quindi condizionato da timori ancora non passati. L’ultima situazione, che ancora sto vivendo, è relativa ad una ragazza conosciuta circa 2 mesi fa’. In questo caso la conoscienza è iniziata molto bene e vedendo che l’interesse era più dal suo lato, ho saputo esprimere al meglio il mio io. La relazione ha avuto poi un evoluzione molto precoce con un attacamento reciproco, nel primo mese, abastanza forte. In questa situazione, ho iniziato anch’io il mio coinvolgimento. Nonostante tutto, in grado di sapermi gestire. Il punto di svolta c’è stato circa 10 giorni fa’ dove ho avuto una reazione, a parer mio, di auto-difesa, dovuta a una paura all’attaccamento (e quindi all’affezzionarmi ancor di più). La mia azione ha fatto sicuramente male alla ragazza, che essendosi un po’ scoperta, si è sentita ferita e un po’ tradita dalla fiducia in me riposta. Nonostante un chiarimento di circa 3 giorni fa’, dove lei si è poi emozionata, il rapporto sta’ continuando in modo molto più “soft”. La sua posizione sembra quella di chi vuol prendere tempo in quanto non sa’ cosa fare. Si è accorta di aver corso troppo e di essersi esposta velocemente e forse verso la persona non giusta. Dal mio lato le sto lasciando i suoi spazi e il tempo di capire. Anche se sta essendo molto difficile per me. Mi piacerrebbe vivere quello che eravamo prima ed esprimere quello che ho. Ma so’ che sarebbe egoistico da parte mia e che lei probabilmente non è pronta. Soprattutto ora. Inoltre non capisco se lei pùò aver già deciso qualcosa, dentro di se’, oppure sta prendendo tempo. Fino all’accaduto, sembrava molto presa e felice. Quasi incredula di avermi trovato. Dimmi Pierluigi. Possono cambiare così velocemente le cose? Cosa consiglieresti in questa situazione? Grazie. Andrea
Ciao Andrea,
Intanto sono estremamente felice del tuo percorso di miglioramento personale da vero “guerriero” e mi fa piacere sapere che ci segui ancora. Per quanto riguarda la tua relazione io direi di vivere serenamente la storia, giorno dopo giorno senza troppi condizionamenti e aspettative. Se poi i sentimenti cresceranno, sarà spontaneo avvicinarsi ed essere innamorati!
Facci sapere gli sviluppi!
Un abbraccio!
Pierluigi D’Alessio
Hai ragione Pierluigi. Ed è stato, forse, il mio errore iniziale. Il farmi troppe domande e avere delle aspettative dalla frequentazione. Comunque gli ultimi risvolti sono che lei si sente confusa adesso. Da quanto ho capito, è la prima volta dopo tanto tempo che le è venuto di attaccarsi così forte ad una persona e si vede che quello che è successo le ha fatto percepire delle pressioni. Il mio pensiero rimane che non è mia intezione correre con la storia e lasciare i tempi a ciascuno. Adesso è via e si è presa dei giorni per pensare perchè deve capire. Sinceramente penso che lei abbia paura di impegnarsi sentimentalmente o di affrontare una frequentazione con le sue evoluzioni sentimentali. In ogni caso, le ho lasciato il suo spazio che userò anche io per acquietarmi.
Penso sia la cosa migliore.
Ciao e grazie.