“Che noia, qui non si muove niente”, “Vedi di darti una mossa”,”Ma non hai mosso un dito!”, “Muoviti!”, “Lo faccio di corsa!” sono solo alcune delle espressioni che usiamo quotidianamente, e che parlano indirettamente di una cosa essenziale: la vita è movimento.

Non sempre manifesto e visibile, ma comunque cambiamento, variazione.

Infatti, la morte si constata quando smettono di esserci le variazioni nei valori fisiologici.

Ma possiamo constatarla anche parlando metaforicamente, e sono campanelli d’allarme da prendere seriamente in considerazione, in quanto segnalano una perdita di motivazione o di interesse, uno stato di anestetizzazione emotiva, un’ibernazione di azioni o sentimenti e la perdita di ogni progettualità o senso, che può portare al peggioramento netto o progressivo del benessere o della salute psichica o fisica.

Anche questi stati li riscontriamo nelle espressioni quotidiane, come per esempio “Che mortorio!”, “In quel momento sono morto dentro”, “Non ho voglia di niente”, “Per me il mondo si è fermato”, “E chi si muove? Non ci penso proprio!”, “Mi hai fatto crollare le braccia!” o “Inutile fare qualsiasi cosa”.

Sì, se ci riflettiamo, la vita è movimento. Ed è a questo che si riferiva Rudolf Nureyev, uno dei più grandi artisti del ventesimo secolo e genio della danza, quando disse: «Ogni uomo dovrebbe danzare, per tutta la vita. Non essere ballerino, ma danzare.»

Danzare nella vita, inteso come viverla in modo creativo, cercare di esprimersi liberamente e vivere la bellezza del momento, la propria e del mondo che ci circonda. Nonostante a volte sembri che non ci sia.

Se ci fermiamo ad osservare una cosa apparentemente banale, come il modo di camminare (o per i disabili, il modo di usare gli ausiliari per spostarsi), possiamo notare le differenze individuali enormi: chi lo fa con vigore, chi con timore, chi fa passi larghi, chi passettini, chi in modo rigido, quasi robotico, chi dondolando, quasi cullandosi, chi a pianta larga, chi sulla punta delle dita, chi con pesantezza, chi con leggerezza, chi quasi correndo, chi rallentando, quasi arretrando…in definitiva, non ci sono due modi uguali di camminare, esattamente come non ci sono due modi uguali di vivere la vita.

Gli stessi passi da compiere diventano i modi infinitamente diversi per farlo. Qualcuno a volte si stanca di cercare, di camminare, di andare verso qualcosa, di correre dietro ai sogni. Qualcuno corre con la fantasia e poi con entusiasmo percorre nuove avventure e nuove strade. Qualcuno danza la tarantella attraverso la vita, qualcuno un lento appena accennato, qualcuno un elegante valzer, qualcuno un grintoso rock dance. C’è chi ama ballare da solo, chi in due e chi in gruppo.

Chi sa fare della sua vita una danza generalmente si può annoverare tra i realizzati (qualsiasi cosa si intenda per realizzazione o successo, un tema di cui ne abbiamo parlato in uno dei post), e spesso diventa qualcuno in grado di contribuire affinché la vita di tutti sia una danza, aiutare gli altri in questo processo.

Qualcuno si chiederà perché sto parlando della camminata e della danza in un articolo sui temi di crescita personale?

Perché il corpo e la mente/psiche sono inscindibili e reciprocamente influenzabili. Oggi ormai pochi non hanno sentito parlare di neuroni specchio e del cambiamento possibile attraverso le attività apparentemente non connesse. In parole povere, la nostra mente segue il movimento, sia esso reale, immaginario o soltanto osservato, e cambia di conseguenza sotto il suo influsso.

Ebbene, l’attenzione rivolta al nostro modo di muoverci o rifiutare di muoverci nella vita, ai blocchi in cui incappiamo e la modalità in cui li affrontiamo possono essere un valido modo di esaminare la nostra situazione attuale, tanto più se abbiamo qualcosa che ci rende insoddisfatti o che desideriamo migliorare, oppure stiamo cercando il modo per progredire con più efficacia verso i nostri obiettivi, quando non ancor prima il modo di individuarli con precisione.

La nostra mente, specialmente in chi tende all’intensa attività mentale, spesso e volentieri ci porta ad aggrovigliare la nostra esistenza nei vicoli ciechi, nel girarci attorno sullo stesso punto, nell’indecisione lacerante o nell’effetto del disco rotto, ovvero ripetizione dello stesso schema comportamentale ormai disfunzionale, o ancora nell’incapacità di superare un vissuto difficile.

Ragionandoci o parlando e cercando di risolvere questo empasse per vie logiche non funziona: razionalmente sappiamo come vorremmo fare, ma praticamente non riusciamo a produrre il cambiamento desiderato.

E allora la fisicità ci viene in soccorso.

Chi di voi non ha sperimentato gli effetti benefici di una camminata, sia essa lenta o vigorosa?

Con la camminata la frequenza cardiaca cambia, l’ossigenazione aumenta, il metabolismo accelera, avviene una serie di processi biochimici e generalmente avviene un cambiamento del livello energetico sia del corpo che della mente. Si smuove il corpo e di conseguenza si smuove la mente.

Esiste la meditazione in movimento, cui fondatore è Bernhard Wosien, danzatore e coreografo tedesco, che ha riproposto in epoca moderna la “meditazione della danza”, che in sostanza ha sempre esistito nelle civiltà fin dagli albori, nellel forme di danze tribali, rituali, folcloristiche.

Wosien unì la vocazione della cura delle anime (approfondita negli studi teologici), gli studi dei “linguaggi non verbali”, la musica e la danza, la sintonia di corpo, mente ed anima nell’ambito delle forme espressive. Percepiva l’effetto terapeutico e curativo del movimento e della danza, qualsiasi essa sia.

La danza è in realtà una forma di meditazione, oltre ad essere il movimento fisico, un ritorno al corpo e l’espressione libera e giocosa della gioia di vivere. È movimento, quindi vita.

I bambini, appena sentono un accenno al ritmo, accennano spontaneamente una specie di danza, saltano, girano, corrono, si rotolano sul pavimento. Il movimento è l’espressione di se stessi e permette di entrare in connessione col proprio sé. È un modo di comunicare, con se stessi, con gli altri e con il mondo.

La prossima volta che notiamo di sentirci attanagliati da uno stato d’animo difficile, proviamo a muoverci a ritmo di musica e vediamo cosa succede. O se ci sentiamo agitati proviamo a cullarci con un lento rasserenante. O ancora, se ci sentiamo privi di motivazione e bloccati, proviamo a muoverci a ritmo di musica, magari quella che di solito non ascoltiamo.

Cerchiamo di osservare il nostro modo di camminare e sforziamoci, giocando, di sperimentare modi diversi, ispirandoci alle persone che abbiamo osservato intorno a noi. E vediamo cosa succederà. Piccole cose possono produrre grandi cambiamenti, e magari possiamo migliorare il nostro modo di muoverci attraverso la vita.

E tu, come ti muovi attraverso la vita? Che rapporto hai con la danza? Dimmelo nei commenti!