Nella vita di ciascuno capitano quei periodi, più o meno lunghi, nei quali tutto sembra sfuggire di mano. Le nostre zone di comfort non esistono più o sono ridotte al minimo, ci sentiamo schiacciati dallo stress o non riconosciamo più i nostri abituali riferimenti, c’è qualcosa che ci inquieta, ci sentiamo sopraffatti dalla mole del lavoro che abbiamo da fare e che supera le nostre capacità del momento, succede qualcosa di imprevisto (che sia percepito bello o brutto non importa) che rimette in discussione una parte di noi, un ambito della nostra vita e a volte tutta la nostra vita, oppure succedono così tante cose insieme da sembrarci incontenibili…La sensazione è chiara, anche per i meno rigidi: non aver più il “controllo della situazione”.

Questo è particolarmente difficile per coloro che, appunto, sono soliti a tenere sotto controllo tutto, pianificare e muoversi sul terreno conosciuto, avere tutto in ordine. Generalmente è piacevole pensare di avere tutto sotto controllo, dà una sensazione di potere, di perfezione.

Ma…

Ricordate quel che dicevamo della zona comfort?

E’ importante per soddisfare il nostro bisogno di sicurezza, per assicurare il risparmio delle nostre energie attraverso l’ottimizzazione delle azioni quotidiane. Ma può anche diventare la nostra “prigione”, quando ci impedisce di ampliare le nostre potenzialità attraverso un attaccamento eccessivo alla comodità delle abitudini.

Proprio come il denaro, le energie risparmiate hanno bisogno di essere investite per poter “fruttare”, altrimenti perdono di valore e comunque non creano il valore aggiunto.

E a lungo andare, si perde il potere; ovvero si incappa proprio in quello che si voleva evitare. In questo caso le energie che abbiamo risparmiato facendo sempre le stesse cose servono per farci acquisire le nuove abilità/capacità/attitudini/connessioni, invece di limitarci a quelle finora sviluppate; l’obiettivo è allargare sempre di più la nostra zona comfort, sentendoci “comodi” anche nelle situazioni che fino a ieri ci mettevano a disagio (quando non ci spaventavano).

L’eccessivo immobilismo è letale quanto l’eccessivo cambiamento. E quando non ci diamo da soli i compiti per imparare qualcosa di nuovo, ce li dà la vita: provoca il conflitto e l’apprendimento.

Ecco, i periodi di caos si possono considerare i nostri maestri nell’acquisire le nuove abilità o attitudini. Ci costringono a superare i nostri limiti (questo è principio di crescita). Anche ad andare oltre l’ordine conosciuto per crearne uno nuovo (questo è principio di creatività).

Il caos, considerato minaccioso o pericoloso, in realtà è il nostro alleato.

Secondo la Teoria della complessità (che ha molte implicazioni nel management e nella leadership) l’orlo del caos è una zona di conflitto e di scompiglio, dove il vecchio e il nuovo si scontrano in continuazione, e quindi è caratterizzata dall’imprevedibilità e dal rischio, dove l’ordine e il disordine convivono simultaneamente. Dal disordine spesso nasce la creazione, quindi ha la stessa importanza dell’ordine. La vita stessa contiene in sé gli elementi sia dell’ordine che del disordine, e spesso si succedono ciclicamente. Nel troppo ordine si rischia la fossilizzazione. Nel troppo disordine si rischia la disintegrazione.

Noi troppo spesso cerchiamo la staticità, scambiandola erroneamente per stabilità. Ma la vita non è statica. Mai.

Se è statica, non è vita, ma il suo contrario.

Se ci ricordiamo che noi siamo i creatori della nostra vita, l’importanza dei periodi di caos salta da sola agli occhi.

Intanto, quando ci assale la prossima volta il panico perché la situazione sta sfuggendo al controllo, ricordiamoci di prendere un bel respiro e di dirci che si tratta di un momento ad alto potenziale creativo…magari ridendoci sopra (lo so, non è facile, viene tutt’altro che da ridere!) visualizziamo mentalmente il cartello “Temporanei disagi per lavori di creazione in corso. Stiamo migliorando per voi!” E cerchiamo di cavalcare l’onda!

Il caos prima o poi prende forma, se immaginiamo che forma vogliamo dargli agevoliamo il processo.

Possono aiutare alcuni atteggiamenti in queste modalità:
– lasciar andare quel che se ne sta andando;
– rinunciare al perfezionismo;
– lasciar perdere la paura di sbagliare;
– rinunciare a voler avere ragione;
– ridurre le critiche e le lamentele;
– prendersi qualche rischio, osare, anche una piccola cosa;
– invece di vedere tutto bianco o nero, sviluppare la capacità di percepire le svariate sfumature di grigio…non dico cinquanta, all’inizio accontentiamoci di cinque 🙂

E tu? Come te la cavi con il caos? Racconta nei commenti!