Una delle mie frasi preferite è quella di Rudolf Steiner, un personaggio poliedrico che spaziava dalla filosofia, esoterismo e pedagogia all’agricoltura biodinamica ed economia: “Il senso della vita è dare un senso alla vita”.
Si potrebbe pensare che questi sul senso della vita siano solo dei concetti filosofici e spirituali, e non hanno niente a che fare con la quotidianità e le problematiche che essa porta con sé (cosiddetta “vita vera”).

Sbagliato.

Tutto ciò che facciamo nella quotidianità è influenzato dalla nostra convinzione sul senso della nostra vita. Sottolineato “nostra”. Perché con quello degli altri, neanche quando si tratta delle persone care e intime, noi non ci facciamo un bel niente.

Perché sono qui? Cosa dovrei fare della mia vita? Qual è il senso della vita? Qual è la mia missione di vita?

Domande che chiunque si è fatto almeno una volta nella vita.

Ogni azione che decidiamo di intraprendere ha un retroscena. Anche la più banale. Il semplice alzarsi la mattina dal letto è motivato da un “perché” – di cui ovviamente non siamo consapevoli. Non siamo a chiederci ad ogni passo “perché lo faccio?”, ma il fatto che non lo facciamo consapevolmente non vuol dire che non lo facciamo del tutto.

Solo che in gran parte dei casi mentiamo a noi stessi oppure occultiamo la risposta, continuando a fare quel che non vogliamo più fare, per vari motivi che adduciamo al caso.

Qualche esempio?

Continuare a trascinarsi in una relazione ormai morta da tempo.

Fare un lavoro che non ci piace.

Frequentare persone con le quali non abbiamo niente da spartire.

Vivere dove non ci sentiamo a nostro agio.

E così via…quante solitudini in mezzo ai scenari in apparenza desiderabili. A poco a poco ci spegniamo, perdiamo la gioia di vivere, la forza vitale, la salute, l’interesse nei confronti del mondo, la curiosità verso le nuove esperienze. Viviamo nella zona del dovere. Avete presenti i versi di Neruda “Lentamente muore chi…”? Ecco, rendono bene l’idea!

La diatriba sul senso della vita è infinita, le argomentazioni sono le più disparate, e l’unica conclusione a cui si arriva, sempre approssimata, è che non esista un senso oggettivo e assoluto per tutti gli esseri viventi. Un po’ come diceva lo scrittore Henry Miller “Bisogna dare un senso alla vita, appunto perché evidentemente non ne ha nessuno”. Già, perché a pensarci bene, lo scopo della vita è l’esperienza stessa della vita. Punto. Ognuno deve fare il proprio percorso, ciascuno di noi ha il proprio senso dell’esistenza. La società ci continua a proporre come risposta, indirettamente, l’acquisto dei beni materiali o l’adesione ai dettami vari (hanno mai reso felice qualcuno?).

Su alcune esperienze da vivere possiamo prendere la decisione (anche se spesso e volentieri evitiamo di prenderle, le decisioni). Alcune esperienze, in particolare quelle tragiche, traumatiche o dolorose, ci vengono imposte dalla vita stessa. Realtà dura da accettare.

In entrambi i casi, il senso delle esperienze è la crescita personale, l’evoluzione individuale. Nel caso delle esperienze difficili abbiamo la scelta di soccombere alla frustrazione che generano o di accettarle, elaborarle e trasformarle in strumenti di miglioramento. Dare un senso, appunto, a quel che abbiamo vissuto.
Dare un senso alla vita produce la sensazione di pace, di serenità, di felicità, di appagamento, di bellezza, di forza.

Qualche suggerimento per esplorare il senso della propria vita:
– dedicare il tempo durante la giornata al silenzio…ovvero creare le condizioni per l’ascolto di se stessi;
– individuare le proprie passioni, i talenti, le attitudini;
– chiedersi tutti i giorni “che cosa mi rende(rebbe) oggi veramente felice?”;
lasciar andare dalla propria vita quel che non ci rende più felici;
– accogliere quello che è la vita del momento, con tutte le sue difficoltà…ovvero non opporre resistenza (con giudizio, rabbia, sconforto…);
– avere fiducia nella perfezione della vita (perfezione non vuol dire che ci piace tutto, ma che per qualche motivo al momento abbiamo bisogno di quelle cose che non ci piacciono);
– coltivare il proprio lato curioso e la fede (non intesa necessariamente come religione);
– lasciar andare il linguaggio, ridurre la quantità di parole;
– rendersi conto di essere il pezzo di un puzzle;
– mettere in dubbio le abituali convinzioni e il modo di vedere il mondo; affinerà il senso d’osservazione.

E tu? Sai qual è il senso della tua vita? Dimmelo nei commenti solo dopo aver ascoltato e visto questo video del mitico Vascooo!