Molti risponderebbero: “Uno solo? Magari!”
Forse uno dei desideri più gettonati è quello di “avere una vita senza problemi”.
Ovviamente, è irrealizzabile. Se ci riflettiamo, a volte siamo noi stessi che ci cacciamo nei guai proprio nel momento in cui tutto fila liscio, la vita è tranquilla e vicino a quel sospirato stato senza problemi.
Siamo tutti continuamente alle prese con qualche problema da risolvere, e in cerca di qualche specialista che ci può aiutare. Infatti, abbiamo specialisti negli ambiti più disparati.
Ma l’ambito in cui per la maggior parte delle persone è difficile riconoscere il bisogno di rivolgersi ad uno specialista è sicuramente la nostra interiorità.
Anzi, siamo inclini a negare con tutte le nostre forze che ci serve una mano nel gestire la nostra emotività, processi mentali o aspetti più sottili dell’interiorità, quelli spirituali.
È sempre dietro l’angolo la convinzione errata che una consulenza in questo ambito significhi essere stupidi.
Ma che mi importa di lavorare sulla mia interiorità? Tanto non si vede!
Questa è un’altra convinzione errata.
Paradossalmente, proprio la nostra interiorità è l’ambito della vita di maggior importanza semplicemente perché influisce su tutti gli altri ambiti visibili della vita, e in modo fondamentale. Il fatto che sia l’ambito invisibile (a differenza di tutti gli altri), rende più difficile la consapevolezza sulla sua importanza.
Il nostro modo di condurre la vita, di gestire le relazioni, i processi decisionali, comunicativi, motivazionali e il superamento delle crisi dipendono dalla nostra interiorità. La mente stessa è uno strumento che bisogna imparare ad usare bene, ed è paradossalmente la cosa che non ci insegnano in nessun percorso scolastico.
Infatti, solo i più ambiziosi e brillanti riescono a superare il pregiudizio che sia inutile rivolgersi ad un coach, counselor, psicologo o altri tipi di professionisti nell’ambito di operatori olistici.
Tutte le persone che sono uscite dalla mediocrità e costruiscono il proprio benessere e la vita che desiderano davvero (spesso invidiata dalla maggioranza) curano con grande costanza la propria vita interiore e si fanno affiancare dagli specialisti.
Esattamente come è più facile riparare una carie piccola, o prevenire la sua comparsa, è più facile “uccidere il mostro finché è piccolo”, cioè affrontare i malumori, le dissonanze quotidiane e le dinamiche che notiamo ripetersi, senza aspettare che crescano.
Cosa è un problema?
La parola proviene dal termine greco, che significa “impedimento, ostacolo che si presenta davanti”.
Quindi, ci impedisce di proseguire.
Ma ogni problema, prima di diventarlo, si presenta come difficoltà. Il significato di questa parola, di provenienza latina, è “scomodo, faticoso, non agevole”. Vi ricorda l’uscita dalla zona di comfort?
Quindi, tradotto facile facile: se la vita ci presenta (attraverso una difficoltà in cui ci imbattiamo) una richiesta di uscire dal nostro modo abituale di fare qualcosa (quindi di cambiare), e noi facciamo orecchie da mercante, la questione si fa seria e difficoltà diventa un problema. Ed anche il problema può aggravarsi, se continuiamo a fare orecchie da mercante.
Ovvero, è come se la vita ci dicesse: “Se tu ti rifiuti di cambiare, di imparare qualcosa che ti è scomodo e difficile, io ti impedisco di andare avanti”.
Accetti le sfide?
Che le accetti o meno, la vita è costellata di sfide. ovviamente, non accettarle diventa di per sé una difficoltà su cui lavorare per superarla.
Le sfide riguardano tutti gli ambiti della vita, senza eccezioni.
L’essenza di ogni sfida è cambiare.
Difficoltà sono un modo in cui la vita ci sprona (o, se preferite un linguaggio più colorito, ci dà un calcio al culo) a crescere ed evolverci come persone. E se non rispondiamo alla chiamata, ci ammonisce attraverso i problemi.
Di solito ci vuole meno tempo e sforzo per superare una difficoltà che per risolvere un problema.
Magari rivolgersi a un coach quando ci imbattiamo in una difficoltà che non sappiamo come affrontare non è proprio una cattiva idea?
I professionisti del cambiamento forse hanno un perché. E forse, piuttosto che pensare che rivolgersi ad essi significhi essere stupidi, sarebbe prudente ribaltare la visione e considerare che sia stupido non rivolgersi ad essi. Un po’ come non cercare un idraulico quando il rubinetto perde.
Tu cosa ne pensi? Dimmelo nei commenti!